Bruxelles – Un annuncio breve, inaspettato, ma che potrebbe scuotere gli equilibri dei Balcani occidentali. “Mi dimetto da oggi”. È con queste parole che giovedì 5 novembre il presidente del Kosovo, Hashim Thaci, ha fatto un passo indietro, dopo che il Tribunale speciale dell’Aja per i crimini dell’UCK (Esercito di liberazione del Kosovo) ha confermato le accuse di crimini di guerra a suo carico. “Per proteggere la mia dignità mi dimetto dalla carica di presidente del Kosovo”, ha dichiarato Thaci. Sottolineando l’orgoglio di aver fatto parte dell’UCK, si è anche detto “fiero di aver combattuto insieme alla Nato contro il regime di Slobodan Milosevic”. L’ormai ex-presidente ha poi chiesto alla popolazione di mantenere la calma di fronte a eventuali provocazioni, per scongiurare reazioni violente: “Vi invito a non perdere la speranza in questi momenti difficili per me, per la mia famiglia, per l’intero Paese”.
Il Tribunale speciale dell’Aja aveva sollevato le accuse di crimini di guerra a carico di Thaci, Kadri Veselj (ex-presidente del parlamento kosovaro) e altri ex-leader dell’UCK il 24 giugno scorso. Due settimane più tardi, Thaci era stato interrogato per quattro giorni dai giudici, respingendo ogni accusa nei suoi confronti e ribadendo che quella contro le forze serbe di Slobodan Milošević fu una guerra giusta per la libertà e l’indipendenza del Kosovo. Al suo arrivo il 13 luglio aveva affermato che “nessuno può riscrivere la nostra storia”. Confermate le accuse a suo carico, Thaci ha comunicato oggi che presto si recherà spontaneamente davanti ai giudici del Tribunale speciale. Dovrà rispondere di parte dei crimini imputati all’Esercito di liberazione del Kosovo, durante il conflitto armato del 1998-1999 contro l’esercito serbo. Le accuse complessive fanno riferimento a circa un centinaio di uccisioni, torture, rapimenti, persecuzioni ai danni di serbi, rom e oppositori politici kosovari di etnia albanese.
Fu l’intervento della Nato (con due mesi e mezzo di bombardamenti sulla Serbia) a porre fine all’intervento armato di Milošević nella provincia meridionale dell’ex-Jugoslavia e alla sua politica di repressione e pulizia etnica. Il Kosovo proclamò unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008 e dal 2011 l’Unione Europea è impegnata in una complessa mediazione per la normalizzazione dei rapporti tra Pristina e Belgrado. Il dialogo, dopo anni di stallo, era ripreso con intensità a partire dal 12 luglio scorso e proseguito anche nei mesi seguenti. Le dimissioni di Thaci rischiano di complicare il processo messo in piedi dall’Unione Europea, presa in contropiede dalla notizia di questa mattina: il portavoce per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Peter Stano, ha preso qualche ora di tempo per comunicare la posizione della Commissione, che ha preso atto delle dimissioni del presidente kosovaro, accogliendo positivamente la sua promessa di cooperazione con la giustizia: “Per noi è essenziale, in quanto importante dimostrazione dell’impegno del Kosovo per lo Stato di diritto”. Una precisazione che cerca di inquadrare questa novità all’interno del processo di allargamento dell’UE, “un elemento fondamentale per il progresso del Kosovo nel suo percorso europeo e per l’impegno dell’UE nei confronti dei Balcani occidentali nel loro insieme”, ha aggiunto il portavoce della Commissione. “Confidiamo che i rappresentanti del Kosovo garantiscano la continuità delle istituzioni”.
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