Comunque finisca la corsa presidenziale negli Stati Uniti l’Unione Europea dovrà rivoluzionare la sua politica estera. A livello di Unione e a livello di uno Stato in particolare, la Germania.
Nelle ore in cui scriviamo i dati lasciano pensare che Joe Biden possa vincere la Casa Bianca, e questa è una buona notizia per tutti i governi europei, anche per quelli, come quello sloveno, che hanno forte simpatia per Donald Trump.
Biden è stato a fianco del presidente Barack Obama, che ha sempre mostrato interesse e rispetto per l’UE, è un politico che in politica estera ha sempre lavorato per avere alleanze internazionali, per vari scopi, da quelli commerciali, a quelli geopolitici.
Gli Stati Uniti di oggi però, comunque vada a finire lo scontro elettorale, non sono gli stessi di qualche anno fa. Se vincerà Trump sarà un enorme problema per l’Unione europea, che il presidente in carica ha sempre cercato di dividere, con la quale non ha mai cercato una collaborazione, con la quale molti interessi divergono, della quale Trump non ha mai tenuto in considerazione gli interessi.
Se vincerà Trump le guerre commerciali continueranno, continuerà la destabilizzazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità, continueranno le tensioni nella NATO, di cui Trump non ha dimostrato di condivedere i valori fondamentali.
Però proprio la Nato, comunque vada è uno dei punti di partenza delle future relazioni UE/USA. Già Obama e altri presidente prima di lui fecero duri richiami agli impegni di spesa non rispettati da quasi tutti i membri europei dell’Alleanza, Trump non è il primo e non si vede perché Biden non dovrebbe continuare ad insistere. E su questo l’Europa deve rispondere, aumentando la spesa, e spendendo meglio, ripensando alla radice la propria scoordinata e poco efficiente politica militare e della difesa. Federica Mogherini, l’ex alta rappresentatane UE per la Politica estera gettò le basi di un riflessione e di azioni concrete per migliorare, rendere più efficiente e coerente la politica dell’Unione in questo campo, ma poco, quasi niente è stato davvero fatto. In particolare dalla Germania, che spende ancora poco, e spende ancora male.
Berlino deve ora assumere un ruolo in politica estera che ha sempre evitato di avere. Qualche sforzo è stato fatto, ma è quasi insignificante. Ci si spiegava ieri che nei Balcani, ad esempio in Serbia, una schiacciante maggioranza degli investimenti esteri vengono dall’Unione, e dalla Germania in particolare, eppure quei Paesi guardano più alla Cina che a Bruxelles. La politica commerciale non può essere lasciata a sé stessa, non basta impiantare qualche fabbrica di auto in Serbia per poi avere lì un peso politico, se non ci si impegna ad averlo. E la Germania non lo ha fatto e non lo sta facendo.
I temi aperti con gli Usa sono molti, ma i principali sono il commercio, la difesa. Il digitale (nel senso più ampio) ed i rapporti con la Cina. L’UE dovrà fare di più su tutti questi tempi, dovrà trovare la maniera di essere protagonista e leader, perché è chiaro che gli USA non avranno più un ruolo di traino e di protezione come è stato negli ultimi 70 anni. Non lo saranno con Trump, ma non lo saranno neanche con Biden, che in caso di vittoria si troverebbe comunque di fronte a 70 milioni di elettori che avevano scelto l’attuale presidente, ad un congresso nel quale il trumpismo è oramai un elemento assimilato da gran parte, in particolare, dei senatori.
Anche gli Usa dell’eventuale presidente Biden dovranno ridefinire il loro ruolo nel mondo, certo, ma è più evidente che mai che a muovere per prima tocca all’Unione Europea, che dovrà scegliere dove stare e cosa fare, prendendo un coraggio ed una responsabilità che spesso non sì è assunta.