Bruxelles – Sono passati 14 giorni dalla ripresa del dialogo tra Bruxelles e Londra per cercare un accordo in extremis sulla fase post-Brexit. Non si parla più di mesi, ma di settimane, alla fine del periodo di transizione: ne mancano ormai solo otto al 31 dicembre. Eppure siamo ancora nella solita situazione di stallo sui tre disaccordi politici in sospeso – level playing field, governance e pesca – che non fa presagire niente di buono. Ieri (mercoledì 4 novembre) è stato il capo-negoziatore dell’UE, Michel Barnier, a spendere parole amare a riguardo, durante la sua relazione di aggiornamento sullo stato delle trattative al Parlamento Europeo e agli Stati membri. “Nonostante gli sforzi per trovare soluzioni, rimangono divergenze molto serie sul level playing field, la governance e la pesca”, ha scritto su Twitter lo stesso Barnier. E ha poi ha aggiunto: “Queste sono condizioni essenziali per qualsiasi partenariato economico. L’Unione Europea è preparata a tutti gli scenari”.
https://twitter.com/MichelBarnier/status/1324034764874145792?s=20
“Oggi abbiamo incontrato Michel Barnier e abbiamo notato con profonda preoccupazione che l’elenco delle divergenze fondamentali rimane lungo”. È questo il commento di David McAllister, presidente del gruppo di coordinamento britannico del Parlamento Europeo, a seguito della relazione del capo-negoziatore dell’UE. Rimane ferma la prerogativa dell’Europarlamento nel “difendere gli interessi politici a lungo termine” dell’Unione (“non rinunceremo alla nostra posizione sulle questioni chiave”), nonostante sia sposata in toto la visione di Barnier di arrivare a breve al dunque con la controparte: “È della massima importanza dare al Parlamento tempo sufficiente per esaminare qualsiasi accordo tra l’Unione Europea e il Regno Unito, prima che possa arrivare la sua approvazione”, ha aggiunto. “Non è solo una questione procedurale, ma soprattutto una responsabilità democratica”. McAllister ha infine comunicato che i vice-funzionari continueranno i colloqui tecnici tra oggi e domani, mentre Barnier e Frost si incontreranno di nuovo questa domenica.
Intanto Downing Street, alla conclusione delle due settimane di “intensi colloqui con l’Unione Europea”, ha voluto insistere che “sono stati fatti progressi”, come si legge in un tweet del capo-negoziatore britannico, David Frost. Così come Barnier, anche Frost si è però detto d’accordo sul fatto che “rimangono ampie divergenze su alcune questioni fondamentali” e ha aggiunto che continuerà il lavoro “per trovare soluzioni che rispettino pienamente la sovranità del Regno Unito”.
We've just finished two weeks of intensive talks with the EU.
Progress made, but I agree with @MichelBarnier that wide divergences remain on some core issues. We continue to work to find solutions that fully respect UK sovereignty.
— David Frost (@DavidGHFrost) November 4, 2020
Anche il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni mostra qualche preoccupazione.
Pur “senza alcun pregiudizio” sui negoziati in corso, l’ex premier italiano avverte oggi che la Commissione si prepara ad avere rapporti commerciali con il Regno Unito basati sulle regole generali del WTO, a partire dal primo gennaio. Dunque l’esecutivo si prepara a un no deal, pur impegnandosi per evitarlo.
. @PaoloGentiloni "Without prejudice to the outcome of ongoing negotiations on a future EU-UK partnership, we assume that the EU and the UK will trade on @wto Most Favoured Nation rules from 1 January 2021". #Brexit @eunewsit pic.twitter.com/8HGHUX7uCS
— emanuele bonini (@emanuelebonini) November 5, 2020