Bruxelles – Le urne si sono chiuse, gli Stati Uniti hanno votato per il loro prossimo presidente. E mentre in tutto il mondo si aspettano i risultati (per quelli definitivi potrebbero volerci ancora ore, se non giorni), l’Unione europea è rimasta in disparte, non ha espresso preferenze tra l’uscente Donald Trump né per il democratico Joe Biden, ma ha reso chiaro che dai risultati elettorali dipenderà anche il futuro delle relazioni Ue-Usa, compromesse dai quattro anni di Trump alla Casa Bianca.
“Il popolo americano ha parlato”, scrive l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, questa mattina (4 novembre). In attesa del risultato elettorale, l’UE resta pronta a continuare a costruire un forte partenariato transatlantico, basato sui nostri valori e storia condivisi”.
Anche più esplicito il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che ha parlato di un voto importante con cui “il popolo degli Stati Uniti determinerà quale corso prendere per i prossimi quattro anni”. Da parte di Bruxelles, significa soprattutto un “momento importante per riflettere sul nostro legame transatlantico e sui valori che l’Unione europea condivide con gli USA”. Ricostruire un partenariato più solido significa di fatto invertire la rotta tenuta fino ad oggi: i vertici europei auspicano che la nuova amministrazione Usa condivida i valori dell’Ue e gli impegni presi in nome del multilateralismo, dalla sicurezza all’ambiente ai cambiamenti climatici.
Hanno chiarito ormai da mesi la volontà di dotarsi di una maggiore “autonomia strategica”, che nella sostanza significa diventare meno dipendente sul piano economico, tanto dagli Stati Uniti – che con la presidenza Trump si sono ripiegati in una forma di protezionismo – quanto dalla Cina, “partner commerciale” ma con cui Bruxelles cerca un rapporto più equo e meno concorrenziale. Se Trump dovesse vincere un altro mandato, l’Unione è ben consapevole che le speranze di un approccio diverso della politica estera degli Stati Uniti sono poche. Gli ultimi quattro anni alla Casa Bianca hanno portato Trump a porre l’accento sugli interessi statunitensi, allontanandosi di fatto da molti accordi internazionali, tra cui la decisione di tirarsi indietro dagli accordi di Parigi sul clima e anche revocare il sostegno all’Organizzazione mondiale della sanità.
Rilanciare un partenariato strategico con gli Usa è anche l’appello del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. “Abbiamo bisogno di un nuovo dialogo strategico tra Ue e Usa, che sia all’altezza delle sfide che il mondo globale ci presenta. Serve un rilancio del rapporto transatlantico”, ha twittato, chiarendo la sua posizione. “Vogliamo una partnership transatlantica che funzioni, siamo pronti a investire nella nostra relazione”, ha detto ieri il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas. Proprio con la Germania, l’amministrazione Trump ha vissuto le divergenze più grandi. A inizio estate, gli Usa hanno annunciato il ritiro di quasi 10 mila unità militari statunitensi dalla Germania. Decisione maturata in relazione ai “legami energetici” tra Berlino e Mosca, visti con sospetto da parte di Trump, ma anche la volontà della Germania non spendere almeno il 2 per cento del Prodotto interno lordo in difesa (requisito fissato nel quadro della alleanza NATO).
“Un’elezione essenziale”, l’ha definita anche il ministro francese degli Affari europei, Clément Beaune, che però non rinuncia ad esprimere l’attaccamento della Francia all’idea di una Ue più forte e più sovrana, meno dipendente dagli altri partner globali. “Non dimentichiamo – prosegue nel tweet – che c’è una (altra) grande democrazia che cambia le nostre vite e fa avanzare il mondo (clima, protezione dei dati…). Si chiama Europa e sarebbe formidabile se ci fosse lo stesso interesse”.
Il premier sloveno, Janez Jansa, è il primo e unico leader europeo ad essersi espresso chiaramente, dichiarando una vittoria di Trump.
It’s pretty clear that American people have elected @realDonaldTrump @Mike_Pence for #4moreyears. More delays and facts denying from #MSM, bigger the final triumph for #POTUS. Congratulations @GOP for strong results across the #US @idualliance pic.twitter.com/vzSwt9TBeF
— Janez Janša (@JJansaSDS) November 4, 2020
Non ci sono ancora risultati ufficiali. La notte delle elezioni statunitensi non ha dato un risultato certo e in alcuni Stati lo scrutinio dei voti è ancora indietro. Al momento Biden ha già 238 grandi elettori, gliene mancano altri 32 per arrivare ai 270 previsti per considerarsi vincitore. Trump è fermo a 213, ma rimangono ancora 87 frattempo, in un discorso alla Casa Bianca questa mattina Trump ha annunciato la propria vittoria, pur mancando lo scrutinio di diversi Stati, e denunciando brogli elettorali, privi di fondamento. Ha poi aggiunto che potrebbe rimettere anche la questione nelle mani della Corte Suprema.
Donald Trump falsely declares victory against Joe Biden and says he would ask the U.S. Supreme Court to intervene, even as several battleground states continue to count votes https://t.co/nWpvv6Z2Rz pic.twitter.com/vVgAf2UISE
— Bloomberg (@business) November 4, 2020
“Dobbiamo attendere i risultati finali e rispettare pienamente il processo elettorale”, il commento della capogruppo S&D al Parlamento europeo, Iratxe Garcia Perez, alle parole di Trump prima dei risultati definitivi. “Le ultime dichiarazioni di Trump deteriorano la democrazia americana. Speriamo che Biden possa portare speranza ai cittadini americani e al mondo”. Il capogruppo del Partito popolare europeo, Manfred Weber, ha sottolineato che la “profonda polarizzazione dell’America dovrebbe essere un monito per l’Europa. Abbiamo successo perché riusciamo a colmare le differenze tra i paesi e i popoli, quindi ne traiamo vantaggio insieme. Se perdiamo la capacità di scendere a compromessi, le nostre democrazie sono in pericolo”.