Bruxelles – Coprifuoco serale, limiti alla mobilità verso Regioni a rischio, chiusure nei giorni festivi e prefestivi dei centri commerciali (tranne farmacie, parafarmacie, negozi alimentari), chiusi musei e mostre, didattica a distanza (DAD) al 100 per cento per le superiori. E ancora, chiuse anche sale da bingo e scommesse, i mezzi pubblici potranno essere pieni fino al 50 per cento. Queste nella sostanza le nuove misure restrittive su base nazionale che il governo inserirà nel prossimo DPCM (decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri) che dovrebbe essere varato tra domani e mercoledì. Conte le ha anticipate questa mattina (2 novembre) di fronte alla Camera dei deputati, in serata farà lo stesso anche al Senato.
Criticità differenziate tra Regioni
Queste le misure che saranno applicate su tutto il territorio nazionale, dove “non si segnalano livelli di rischio elevato”. Ma nel decreto saranno indicate anche misure più stringenti per Regioni a seconda dei loro livelli di rischio e della tenuta dei loro sistemi sanitari, individuando “tre aree con altrettanti tre scenari di rischio con misure via via più restrittive”. Il governo cerca di scongiurare un lockdown generalizzato in tutto il Paese privo di distinzioni tra aree più o meno a rischio, e messo di fronte a una mappa dei contagi nazionale poco omogenea ha deciso di optare per interventi restrittivi modulati sul rischio rilevato nei singoli territori, regionali e locali, e introducendo dunque un “regime differenziato sugli scenari regionali”.
L’inserimento di una Regione in una determinata area di rischio “avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute”, Roberto Speranza, ha precisato Conte, “e dipenderà dal coefficiente di rischio raggiunto da quella regione”. Sempre con ordinanza del ministro Speranza, una Regione potrà essere “spostata” da un’area di rischio all’altra, sempre sulla base del suo coefficiente di rischio. Conte ha voluto inoltre spiegare che nella valutazione del rischio il governo valuta non solo l’indice Rt di trasmissione nazionale (che al momento sembra essere sopra la media nazionale del 1,7 in 15 Regioni italiane), ma anche 21 differenti parametri tra cui il numero dei casi sintomatici, il numero dei casi con storia di ricovero, percentuale di tamponi positivi, numero di nuovi focolai, occupazione dei posti letto.
Se complessivamente, in tutto il territorio nazionale, non si segnalano livelli di rischio elevati, la situazione è “particolarmente critica in alcune Regioni” e per questo la strategia del governo andrà “modulata sulle differenti criticità regionali”. Nell’ultimo monitoraggio effettuato, secondo i dati forniti da Conte, undici Regioni sono considerate a rischio elevato o molto elevato di “trasmissione non controllata” del virus, altre otto sono a “rischio moderato” con possibilità di finire a un rischio elevato entro la fine del mese.
“Il quadro epidemiologico è in via di transizione verso lo scenario 4 con particolare riferimento ad alcuni territori”, spiega Conte. Lo scenario 4 indica la situazione peggiore, quella di casi di trasmissibilità non controllata e non tenuta del sistema sanitario. L’indice di contagio Rt su base nazionale è attualmente a 1,7 ma in alcune Regioni il dato è superiore alla media nazionale. Il premier ha avvertito che “esiste un’alta probabilità che 15 regioni superino le soglie individuate critiche nelle aree delle terapie intensive e delle aree mediche nel prossimo mese”. Fatte queste premesse, il premier ha però precisato che il quadro epidemiologico così presentato non tiene conto delle conseguenze delle misure restrittive dell’ultimo dpcm di fine ottobre.
Aumento preoccupante dei contagi, ma “nessuna insostenibile pressione” sulle terapie intensive
Prima di anticipare le misure restrittive, Conte ha fatto un’ampia premessa per motivare l’urgenza di adottare nuove misure restrittive “anche prima del 4 novembre”, come inizialmente previsto. Ha parlato di un quadro epidemiologico nazionale ed europeo “particolarmente critico”. La “pandemia corre in tutto il Continente, costringendo ciascun Paese ad adottare misure progressivamente più restrittive”. L’Europa, aggiunge, è una “delle aree più colpite dall’urto della seconda ondata” della pandemia. Anche nel nostro Paese la situazione epidemiologica è in ulteriore peggioramento” e nelle ultime settimane si è osservata una moltiplicazione significativa dei contagi”, anche se a detta del premier il virus in molti Paesi Ue sta correndo più velocemente.
In Italia i pazienti di terapia intensiva “sono poco più della metà dei posti letto attivati” grazie ai posti incrementati negli ultimi mesi. All’inizio della pandemia (marzo), l’Italia su tutto il territorio nazionale disponeva di 5.179 posti in terapia intensiva, in questi mesi il governo ha incrementato del “75 per cento la presenza di posti e ventilatori (+ 3.370)”. Se in Europa ci si preoccupa della capacità dei sistemi sanitari nazionali, Conte ha voluto rassicurare l’Aula di Montecitorio del fatto che attualmente l’Italia non vive “alcuna insostenibile pressione nei reparti di terapia intensiva”, ma va segnalato un “preoccupante affollamento degli altri reparti ospedalieri” (come le terapie sub-intensive o di area medica-generale).
L’apertura alle opposizioni
All’inizio del suo intervento, il premier ha nuovamente aperto al dialogo con le opposizioni per l’avvio di “un tavolo di confronto con il governo, per assicurargli una piena costante informazione sull’andamento della pandemia”. Al momento, ha aggiunto, “questa proposta è stata rifiutata”, ma “se ci fossero ripensamenti posso confermare che la proposta del governo permane immutata e non sottende una confusione di ruoli o sovrapposizione di responsabilità”. Ha concluso che “il governo è ben consapevole della piena responsabilità di ogni sua decisione di fronte al Paese”.