Bruxelles – “Che dite, ce la facciamo a vederne un altro?”. Il sogno di Gigi Proietti è tramandato alla posterità, ai romani, alla sua Roma. Romano e romanista, a 80 anni avrebbe ancora voluto vedere uno scudetto sulle maglie della squadra con i colori e il nome della città di cui è stato fiero testimonial nel mondo.
Ad accontentarlo ci aveva provato Claudio Ranieri, nel 2010. A poche giornate dal termine quella Roma di romani e romanisti era prima in classifica dopo una rimonta migliore di quella del 1986. Ma qui si parla di cose che non tutti possono capire. Tra gli “eletti” lui, Proietti. Anche de da capire c’è poco, in verità. Nel giorno dell’addio anche Francesco Totti gli rende omaggio. “Va via un pezzo della nostra Roma, quella vera passionale e allegra. Come definire Gigi, era un grande e il suo sorriso è stato e rimarrà unico”.
Storie di Roma e romanità. Perché Proietti è stato tante cose, sempre interprete della sua città. Per molti, nell’immaginario collettivo, è stato e resterà Mandrake (chi ancora non dovesse averlo fatto si sbrighi a vedersi “Febbre da cavallo”), anche se nella sua vita votata all’arte, allo spettacolo e alla recitazione ha vestito innumerevoli panni, inclusi quelli a lui più cari.
Per diverse stagioni ha messo in scena la storia della città eterna, interpretando tutti i monarchi della Roma che fu. Il successo fu tale che alla fine “i sette re di Roma” venne trasmesso dalla RAI. A proposito: Proietti realizzò anche sketch di natura europea a “Club 92” il mini-varietà televisivo per Raidue per celebrare il passaggio dalla CEE all’UE. Perché compito dell’uomo moderno è raccontare anche la contemporaneità, e Proietti diede il suo contributo.
#GigiProietti se n’è andato proprio oggi, giorno dei suoi 80 anni. Un maestro per il teatro italiano, un re di Roma
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) November 2, 2020
Normale dunque che le istituzioni europee lo celebrino. Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, saluta “un re di Roma” che se ne va. Mentre dal Parlamento europeo arriva l’europarlamentare pentastellata Isabella Adinolfi ricorda “un grande artista, un grande uomo e un intellettuale capace di raccontare i nostri tempi con profondità a ironia”.
Di ironia ne aveva sempre avuta. E proprio con ironia parlava del suo giorno di compleanno, che il giorno della commemorazione dei morti. “Che dobbiamo fa’? La data è quella che è, il 2 novembre”. Ironia della sorte, il giorno del compleanno diviene anche quello della morte. “..E comunque nascere e morire lo stesso giorno lo poteva fa’ solo Mandrake”, recita uno dei tanti messaggi che spopolano sui social.
Da giorni era in clinica, per problemi cardiaci. La Roma gioca e vince 2-0 contro la Fiorentina prima dell’insorgere delle complicazioni. Ipotizziamo che al cuor a cui non si comanda abbia chiesto una proroga, di quelle che imponeva in teatro o sul set per non provare. “Scusatemi, ma c’è la Roma…”