Bruxelles – Con una lettera di messa in mora, sono state avviate oggi (venerdì 30 ottobre) le procedure di infrazione contro l’Ungheria per violazione della procedura d’asilo (direttiva 2013/32), secondo quanto previsto dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’UE. La nota della Commissione riporta che quanto stabilito “nella legge e nel decreto introdotti in risposta alla pandemia di Coronavirus in Ungheria violano il diritto dell’UE”. Budapest ha ora due mesi per rispondere, altrimenti la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.
Il nucleo dell’infrazione riguarda le procedure introdotte in Ungheria il 17 giugno scorso all’interno delle norme transitorie e di preparazione epidemiologica in risposta all’emergenza Coronavirus. Secondo quanto previsto dalla nuova legge, prima di poter richiedere la protezione internazionale, i cittadini extracomunitari che arrivano al confine ungherese vengono respinti e indirizzati a presentare la domanda d’asilo presso un’ambasciata ungherese al di fuori del territorio dell’Unione Europea.
Questa misura non costituirebbe solo una violazione della Convenzione sui rifugiati del 1951, ma anche il diritto dell’UE: “Questa norma preclude alle persone che si trovano sul territorio ungherese, anche al confine, di richiedere lì la protezione internazionale”, viene precisato nella nota, come previsto appunto dalla direttiva UE 2013/32.
In base agli accordi comunitari sottoscritti anche dall’Ungheria, quando viene presentata una domanda d’asilo alle proprie frontiere, uno Stato è tenuto a fornire l’ammissione almeno a titolo temporaneo, per poter esaminare la domanda. In caso contrario, come in Ungheria secondo l’UE, verrebbe meno il diritto di richiesta d’asilo e il principio di non respingimento: l’accesso effettivo al territorio è una condizione preliminare essenziale, e non arbitraria, per poter esercitare questo diritto.