Roma – Varsavia fin dal primo pomeriggio è invasa da decine di migliaia di manifestanti: non solo donne anche tanti uomini che stanno dando vita a un imponente mobilitazione sfidando il governo che aveva chiesto di fermare la protesta.
Questo è l’ottavo giorno consecutivo di Strajk Kobiet, lo “sciopero delle donne”, in atto da giovedì 22 ottobre, quando la Corte suprema di Varsavia ha emesso una sentenza che limita a pochissimi casi l’aborto legale. Una decisione che secondo i sondaggi non è condivisa dal 70 per cento dei polacchi che contestano le pressioni del partito al potere PiS, Diritto e giustizia del leader Jarosław Kaczynski e dei vertici della chiesa polacca.
I blitz dei giorni scorsi hanno raggiunto le sedi del partito di governo e non hanno risparmiato le chiese, in seguito alla posizione dei vertici episcopali della Polonia che hanno esultato alla decisione dei giudici. Per questi motivi il premier Mateusz Morawiecki, chiedendo di fermare le proteste, ha mobilitato l’esercito in aiuto alla polizia per difendere i luoghi di culto e la sede del parlamento.
La Corte suprema è finita sotto accusa dopo le modifiche al sistema giudiziario imposte dal governo perché avrebbe perso la sua autonomia, condizionata dal potere politico. Una questione già dalla scorsa primavera sotto la lente della Commissione europea, che proprio oggi ha annunciato di portare avanti la procedura d’infrazione contro Varsavia. Bruxelles ritiene che la legge polacca sulla magistratura limiti l’indipendenza dei giudici e sia incompatibile con il diritto UE.
Inoltre, le stesse norme impediscono ai tribunali polacchi di applicare direttamente alcune disposizioni del diritto europeo a tutela dell’indipendenza della magistratura. Il governo dall’aprile scorso ha avuto due mesi di tempo per rispondere alle preoccupazioni della Commissione e ora dispone di altri due mesi per adottare le misure e per conformarsi alle richieste. In caso contrario arriverà il deferimento alla Corte di giustizia.
Contro la sentenza è stato molto duro anche il presidente del Partito popolare europeo Donald Tusk, riferimento dell’opposizione al Pis. “Gettare il tema dell’aborto e lasciare che la decisione venga presa da uno pseudo tribunale nel mezzo di una furiosa pandemia è qualcosa di più del cinismo. E’ una vigliaccata politica”, ha scritto in un tweet nei giorni scorsi.