Il distanziamento fisico e le misure di lockdown imposte dalla necessità di arginare i contagi sta determinando, a livello globale, una fortissima accelerazione del processo di maturazione digitale anche in quei paesi notoriamente più refrattari all’utilizzo di internet e dei servizi digitali.
Delle principali tendenze in atto e dell’impatto del Covid-19 sulle abitudini di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, il Rapporto Reti e Servizi di Nuova Generazione 2020 dell’Istituto per la Competitività (I-Com) fornisce un quadro sintetico nella logica di verificare lo stato dell’arte della digitalizzazione in Europa e individuare le opportunità di crescita e di sviluppo oltre che le aree che necessitano di interventi correttivi o di sostegno per assicurare all’Unione un ruolo da protagonista nella competizione globale.
Proprio nella logica di accelerare il fenomeno di digitalizzazione in atto e garantire la creazione di un ecosistema digitale sicuro, la nuova Commissione europea, nel corso dell’anno, ha lanciato una serie di importanti iniziative. Il 29 gennaio scorso, in particolare, ha pubblicato il proprio Programma di lavoro “Un’Unione più ambiziosa” nel quale, dopo essere stata enfatizzata l’opportunità, per l’Unione, di guidare la transizione verso un’Europa equa, a impatto climatico zero e digitale, ha individuato sei aree tematiche di intervento tra cui un ruolo da protagonista è ricoperto, appunto, dal digitale e, successivamente, il 19 febbraio, un pacchetto di misure ad elevato impatto per il futuro dell’Unione tra cui la comunicazione “Shaping Europe’s digital future”.
Quest’ultima, in particolare, si presenta come un documento programmatico nel quale, oltre ad essere evidenziate le straordinarie opportunità – ed i rischi – connessi alla digitalizzazione, vengono puntualmente individuati tra macro-obiettivi da perseguire che si sostanziano nell’implementazione di tecnologie al servizio degli individui, nella creazione di un mercato trasparente e competitivo e nella realizzazione di una società aperta, democratica e sostenibile. Nell’ambito di questi tre macro-pilastri, la Commissione, oltre a sottolineare l’importanza di assicurare un mercato trasparente e competitivo e di ripensare il ruolo e le responsabilità delle piattaforme digitali, di garantire l’accessibilità di dati di qualità, di assicurare adeguate forme di tutela per gli utenti e di garantire la creazione di un ecosistema sicuro e fondato sulla fiducia, evidenzia la straordinaria importanza di investire in innovazione e nei diversi fattori abilitanti la diffusione dei servizi digitali (tra cui skills e reti) e di accelerare la diffusione della banda larga ultraveloce nelle abitazioni private, nelle scuole e negli ospedali in tutta l’Ue.
L’ampia disponibilità di reti performanti, d’altronde, costituisce la precondizione per poter accedere ai servizi digitali, così come, in considerazione dell’enorme mole di dati – personali e non –continuamente immessi in rete dagli utenti, indispensabile è garantire che tali reti siano sicure.
Ebbene, queste due esigenze – sviluppo delle reti e garanzia della sicurezza delle stesse – hanno guidato molte iniziative messe in campo dalla Commissione in quest’ultimo anno.
L’accelerazione allo sviluppo delle reti e gli obiettivi del Recovery Fund
In questo contesto si colloca anche l’adozione del Recovery Fund, poderoso strumento di contrasto alla crisi economica determinata dall’emergenza sanitaria e principale leva per la ripresa economica dell’Unione. Si tratta di un intervento di impatto molto rilevante che si colloca accanto ed in combinazione con un quadro finanziario pluriennale (QFP) rafforzato e consentirà alla Commissione di contrarre, per conto dell’Unione, prestiti sui mercati dei capitali fino a 750 miliardi di euro a prezzi 2018 con l’impegno dell’Unione ad utilizzare i prestiti contratti sui mercati dei capitali al solo scopo di far fronte alle conseguenze della crisi Covid-19. Il Next Generation EU si fonda su tre pilastri: 1) strumenti a sostegno degli sforzi profusi dagli Stati membri per superare la crisi e ripartire; 2) misure volte a stimolare gli investimenti privati e sostenere le imprese in difficoltà; 3) rafforzamento di programmi strategici dell’Ue per trarre insegnamento dalla crisi e rendere il mercato unico più forte e più resiliente ed accelerare la duplice transizione verde e digitale. Per poter accedere a tali risorse, ciascuno Stato membro dovrà stilare – entro il 30 aprile 2021 – il proprio piano nazionale per la ripresa e la resilienza in cui è definito il programma di riforme e investimenti dello Stato membro interessato per il periodo 2021-2026 che costituirà oggetto di verifica da parte della stessa Commissione e del Consiglio.
Quanto ai criteri da seguire nella predisposizione dei piani nazionali, il 17 settembre scorso la Commissione, nel lanciare la strategia annuale per la crescita sostenibile 2021, ha pubblicato le linee guida per la predisposizione dei piani (attualmente al vaglio del Parlamento europeo) e il conseguente accesso al Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF), nelle quali il digitale, e in particolare lo sviluppo delle reti, riveste un ruolo da assoluto protagonista. Ed infatti, le linee guida, nel precisare che i piani nazionali rispecchino le sfide specifiche per Paese e siano allineati alle priorità dell’Ue, accanto alla lotta contro la crisi climatica e ambientale individua nella transizione digitale uno strumento fondamentale per rafforzare la resilienza sociale ed economica dell’Unione e degli Stati membri, il loro potenziale di crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro. In tale logica, le linee guida prescrivono che ciascun piano per la ripresa e la resilienza includa almeno un 37 % di spesa per il clima e almeno un 20% per promuovere la trasformazione digitale di tutti i settori economici o sociali, compresi i servizi pubblici ed individua, nel concreto, sette progetti faro, di cui la Commissione incoraggia fortemente l’inclusione all’interno dei piani nazionali, uno dei quali concerne, specificatamente, la connettività e, in particolare, riforme e investimenti che migliorino la connettività promuovendo la diffusione su vasta scala di reti ad altissima capacità, compresa la connettività 5G e Gigabit tra le famiglie nelle zone urbane e rurali e i grandi corridoi di trasporto, in linea con gli obiettivi dell’Ue in materia di connettività 5G e Gigabit per il 2025.
Conclusioni
L’attenzione verso le reti digitali è massima a livello europeo e lo dimostra, nell’ultimo anno, la strategia per il digitale varata a febbraio dalla neo insediata Commissione europea, l’ampia gamma di iniziative messe in campo per favorire lo sviluppo e garantire la sicurezza delle reti e dei servizi digitali e la centralità rivestita dal digitale in generale ed alla connettività in particolare nell’ambito del piano Next Generation Eu.
La partita del digitale d’altronde è cruciale, anche in una logica di contrasto al Covid-19 e ne va del futuro stesso dell’Europa, in un contesto globale in cui la competitività di un continente si misura sempre di più attraverso la capacità dello stesso di essere all’avanguardia dal punto di vista tecnologico.
Il 5G senza dubbio costituirà uno dei terreni più importanti su cui confrontarsi con il resto del mondo. Per garantire la competitività dell’Unione nello sviluppo del 5G è tuttavia importante non solo che a livello di singoli Stati membri si rispetti la roadmap tracciata già nel 2016 con l’Action Plan rendendo disponibili le frequenze individuate mediante il completamento di tutte le procedure di assegnazione delle stesse, ma è indispensabile, a livello più generale, che l’Europa persegua obiettivi di armonizzazione – soprattutto in materia di standard e certificazioni – quanto più possibile ambiziosi. Questo per assicurare quella semplificazione e quella chiarezza indispensabili a creare un ecosistema favorevole agli investimenti che attragga talenti e investimenti, agevoli l’operato delle aziende operanti in diversi Stati membri e favorisca l’affermazione delle imprese europee nel contesto globale. Il tutto mantenendo sempre alta l’attenzione sui profili di sicurezza che costituiscono ormai patrimonio comune dell’Unione europea e che ci consentono di essere un modello per il resto del mondo.