Bruxelles – Esiste il rischio concreto di un nuovo sovraccarico dei sistemi sanitari negli Stati membri in Europa, a causa di un aumento dei contagi da Coronavirus. “Stiamo lavorando alla raccolta di informazioni sulle capacità effettive” delle infrastrutture sanitarie dei Paesi membri, “perché altrimenti non possiamo agire” per aiutarli ed organizzare eventuali trasferimenti di pazienti. La conferma arriva dalla commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, al termine di un vertice virtuale tra i ministri della Salute europei, presieduto dal tedesco Jeans Spahn anche lui in isolamento a causa del virus. “C’è un rischio reale e speriamo che a livello europeo, collaborazione e solidarietà possano aiutare ad affrontare al meglio la situazione”.
La commissaria europea non fornisce in conferenza stampa dati precisi su quali Stati membri siano più in difficoltà attualmente con le capacità di ospedalizzazione dei pazienti. “Non ne abbiamo parlato nei dettagli al Consiglio”, dice rispondendo a una domanda. La realtà è che la stessa Commissione è in difficoltà con il reperimento delle informazioni e sta continuando a esortare gli Stati membri a fornire dati in maniera più puntuale, così da potere agire in maniera anche più efficace. Di fatto però in questa seconda ondata in Europa – che spinge molti governi ad adottare nuove misure restrittive o a ripristinare parziali lockdown – siamo di fronte a un “aumento significativo dei casi di infezione in tutti gli Stati membri, e con essi anche dei ricoveri ospedalieri e dei numeri sulla mortalità”, riconosce con rammarico. Ad oggi, 30 ottobre, si registrano quasi 7 milioni di casi di contagio (6.930.071) e 217.104 morti in Ue e Regno Unito.
La commissaria cipriota sottolinea ancora che in questa seconda ondata gli Stati membri sono sicuramente più preparati rispetto ai primi mesi di sviluppo della pandemia, tra marzo e aprile. “Abbiamo lanciato procedure di appalto comuni per avere attrezzature di protezione a disposizione dei medici e infermieri, ventilatori e respiratori per gli ospedali”. Ma la Commissione ha invitato gli Stati anche ad organizzarsi per i trasferimenti transfrontalieri dei pazienti dai Paesi che rischiano il collasso dei loro sistemi sanitari. A quanto risulta dalle parole del ministro Spahn, la Germania ha già teso la mano a pazienti provenienti da Repubblica Ceca, Belgio e Paesi Bassi. “Fino a quando saremo in grado, daremo accoglienza ai pazienti degli altri Paesi in difficoltà”, ha messo in chiaro il ministro tedesco.
Per la Commissione europea, a questo punto, lo scenario peggiore è rappresentato dal non riuscire a trovare un vaccino efficace ed efficiente, l’unico modo realmente efficace per mettere fine alla pandemia. “Speriamo di avere” le prime dosi di vaccino “disponibili già nei primi mesi del 2021”, dice Kyriakides. Dal Berlaymont si lavora per garantire la distribuzione equa a tutti gli Stati membri, in rapporto alla loro popolazione, come ha confermato ieri la presidente Ursula von der Leyen.
Il ministro Spahn si è soffermato poi sul perché la risposta dell’Unione europea alla pandemia sembra così lenta, incapace di trovare un approccio comune e coordinato su molte questioni, dalla capacità e modalità con cui si effettuano test al tracciamento dei contatti o alla capacità dei sistemi sanitari. “Non c’è una situazione uguale in ogni Paese dell’Ue e dunque ognuno reagisce e agisce a modo proprio”, rendendo più complicato alla Commissione riuscire a coordinare un approccio in collaborazione con l’ECDC. “L’Europa può agire bene solo per quello che gli Stati le consentono di fare”, sintetizza in una battuta.
L’argomento centrale al vertice dei ministri Ue della Salute è stato la promozione di una linea comune europea sulla riforma dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che secondo la presidenza tedesca non può passare in secondo piano e dovrà essere discussa nelle prossime settimane. Linea comune che i ministri sembrano aver trovato oggi e che presenteranno il 9 novembre alla riunione dell’OMS. Più trasparente e più efficiente: l’Ue cerca di essere capofila nella riforma dell’OMS, coinvolgendo anche gli altri partner globali nell’ambito dei G7 e G20. La riforma dovrà riguardare i poteri e le risorse in capo all’OMS. La Commissione europea, ha sottolineato Kyriakides, è uno dei principali contributori all’Organizzazione mondiale per la sanità, e dunque spingerà nelle prossime settimane per una sua riforma.