Bruxelles – La pandemia tutta la ripresina si porta via. Le cose si mettono male, e Christine Lagarde non ci gira attorno. L’estate aveva fatto registrare una ripartenza economica che aveva quasi dimezzato le perdite subite dalle economie dell’eurozona, ma la nuova ondata di Coronavirus ha messo tutto in discussione. “Le informazioni in arrivo segnalano che la ripresa economica dell’area dell’euro sta perdendo slancio più rapidamente del previsto“, avverte la presidente della Banca centrale europea.
Il motivo è quello che tutti conoscono. L’aumento dei casi di COVID-19 e la conseguente intensificazione delle misure di contenimento “gravano sull’attività, costituendo un chiaro deterioramento delle prospettive a breve termine”. Se da una parte il settore manifatturiero ha registrato una ripresa, anche continuata, dall’altra parte l’attività nel settore dei servizi ha subito “un evidente rallentamento”. Allo stesso tempo, continua Lagarde, sebbene le misure di politica fiscale stiano sostenendo famiglie e imprese, i consumatori sono cauti alla luce della pandemia e delle sue ramificazioni per l’occupazione e gli utili. Le famiglie non spendono, per timore di nuovi lockdown e nuove chiusure che possono mettere a rischio ulteriormente i risparmi. Questo si ripercuote sulla domanda.
Se i privati mettono da parte, il pubblico invece spende e spande per puntellare quanto più possibile l’economia. Questo implica maggiore indebitamento dello Stato. Risultato: “I bilanci più deboli e una maggiore incertezza sulle prospettive economiche pesano sugli investimenti delle imprese“, mette in guardia ancora la presidente della BCE.
“La Banca centrale europea c’era durante la prima ondata e ci sarà durante la seconda”, assicura Lagarde. Conferma la politiche accomodanti e si dice pronta a “ricalibrerà i suoi strumenti, se del caso, per rispondere alla situazione in corso”. E tiene a precisare che “tutti gli strumenti significa tutti gli strumenti”, non solo il Programma di acquisto di emergenza pandemica (PEPP, secondo l’acronimo inglese) lanciato a marzo e raddoppiato nella sua portata a inizio giugno proprio per rispondere alla pandemia di COVID-19. Questo resterà comunque in vigore almeno fino a giugno 2021 e comunque “fino a quando il Consiglio direttivo non giudicherà che la fase di crisi del coronavirus sia terminata”. Si andrà avanti anche oltre, se necessario.
Anche perché, in prospettiva, mentre l’incertezza legata all’evoluzione della pandemia probabilmente attenuerà la forza della ripresa del mercato del lavoro, dei consumi e degli investimenti, “l’economia dell’area dell’euro dovrebbe continuare a essere sostenuta da condizioni di finanziamento favorevoli e da un orientamento di bilancio espansivo”. Lagarde lo dice senza esitazioni, e anzi ammette che sarebbe “non stupita se vista la situazione si deciderà per maggior sostegno” all’economia. L’economia di mercato è messa in soffitta, spazio all’intervento dello Stato. Segno che ce n’è davvero bisogno, e se ce n’è bisogno le cose si mettono male.
Nel complesso, sintetizza Lagarde, i rischi che circondano le prospettive di crescita dell’area dell’euro “sono chiaramente orientati al ribasso”. Ciò, spiega, “riflette in gran parte la recente recrudescenza delle infezioni da COVID-19, la conseguente intensificazione delle misure di contenimento e una tempistica altamente incerta della pandemia e delle sue implicazioni per le condizioni economiche e finanziarie”.
Per questo torna a chiedere a governi nazionali e istituzioni comunitarie di approvare “senza ritardi” ulteriori il meccanismo per la ripresa e il recovery fund in esso contenuto. “Il Consiglio direttivo ne riconosce il ruolo chiave, a condizione che i fondi siano utilizzati per la spesa pubblica produttiva e accompagnati da politiche strutturali volte a migliorare la produttività“. Anche i soldi concessi a fondo perduto dovranno soddisfare dei requisiti, dunque. Un monito ai governi, soprattutto quelli che beneficeranno di più del meccanismo. L’Italia è avvertita.