Bruxelles – Sorpresa! L’Italia del primo governo Conte predicava una cosa, per farne un’altra. Il periodo del governo giallo-verde e della maggioranza 5 Stelle-Lega, aveva fatto di “aiutiamoli a casa loro” il principale motto usato per rispondere agli sbarchi. L’allora vicepremier Matteo Salvini aveva deciso di chiudere i porti. Ma nonostante gli slogan, l’Italia non ha investito nell’assistenza allo sviluppo, chiudendo dunque anche i rubinetti all’assistenza necessaria per evitare che le persone si mettano in marcia.
E’ quanto emerge da AidWatch 2020, il rapporto annuale di Concord Europe (Federazione di ONG per aiuti e sviluppo) sull’azione degli Stati membri per l’assistenza allo sviluppo. Il documento monitora lo stato di attuazione degli impegni assunti in sede ONU per gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda l’Italia, “dal raggiungimento di un rapporto tra spesa per l’assistenza allo sviluppo e reddito nazionale lordo (RNL) dello 0,30% nel 2017, gli aiuti sono scesi allo 0,25% nel 2018 e a meno dello 0,24% nel 2019″. Con il governo 5 Stelle-Lega l’Italia ha giocato la partita della chiusura dei porti senza dare nulla in cambio.
La situazione non è cambiata a seguito della crisi politica che nell’estate del ha determinato una nuova coalizione di governo. Il secondo governo Conte e la nuova maggiorana PD-5 Stelle non hanno cambiato rotta. Per tale motivo il Paese è invitato ad “approvare piani credibili per aumentare costantemente gli aiuti fino al 2030 in linea con la legislazione di settore”.
L’Italia non è sola in questa corsa interrotta al sostegno dei Paesi meno sviluppati. Il rapporto rileva che anche prima della pandemia globale, l’assistenza ufficiale allo sviluppo dell’UE (ODA) era in declino. Nel 2019, nonostante un moderato aumento di 3 miliardi di euro, l’ODA è diminuito per il terzo anno consecutivo in proporzione all’RNL dell’UE.
“All’attuale tasso di crescita, lo 0,7% dell’aiuto reale come percentuale dell’obiettivo RNL non sarà raggiunto prima del 2070”, invece che nel 2030 come concordato. La pandemia, in prospettiva, non fa che complicare le cose. L’UE ha più volte ribadito il suo impegno a raggiungere l’obiettivo dello 0,7% entro il 2030, ma “pochissimi Stati membri dell’UE mantengono le loro promesse internazionali”, denuncia Concord Europe nel suo rapporto.
“Sebbene abbiamo visto alcuni progressi, ad esempio sull’obiettivo dell’assistenza ufficiale allo sviluppo dell’UE per i paesi meno sviluppati, l’Unione europea è ulteriormente fuori strada nel mobilitare il livello adeguato di ODA che contribuirebbe a raggiungere gli SDG entro il 2030″, denuncia Åsa Thomasson, di CONCORD Sweden. Per tutti i compiti per casa sono maggiore convinzione. “I donatori dell’UE devono aumentare drasticamente i loro sforzi per raggiungere l’obiettivo dello 0,7% al 2030″.