Bruxelles – Rischi di “abusi di potere” con le misure di emergenza nazionali adottate dagli Stati membri per combattere la pandemia da Coronavirus. Questo l’allarme della commissione Libertà Civili all’Europarlamento che ha approvato oggi, 27 ottobre, una bozza di risoluzione (50 voti favorevoli, 11 contrari e 3 astensioni) per fare il punto sullo stato dei valori europei in tempi di pandemia e restrizioni alle libertà personali per limitarne i danni. Per gli eurodeputati, tutte le misure restrittive che hanno ripercussioni sulla democrazia, sullo stato di diritto e sui diritti fondamentali” devono essere necessarie, proporzionali e limitate nel tempo“. Il voto in plenaria sul progetto di risoluzione è atteso nella sessione dal 11 al 13 novembre.
Necessità, proporzionalità, scadenza temporale. Concetti già espressi a più riprese dalla Commissione europea nelle fasi più acute di diffusione del virus, durante la scorsa primavera, nel tentativo di costringere gli Stati a un approccio coordinato per la gestione della crisi, come per i controlli alle frontiere dello spazio Schengen. Restrizioni alla libertà di riunione e circolazione, cambiamenti nella legislazione mentre i cittadini non possono protestare per le strade, diritti all’istruzione e alla protezione delle categorie più vulnerabili. Per i deputati le misure di emergenza adottate dagli Stati rappresentano potenzialmente un “rischio di abuso di potere” e dunque chiedono ai governi di considerare la fine del loro “stato di emergenza” o almeno di definire chiaramente la delega di poteri ai loro dirigenti e di garantire che siano in atto controlli e contrappesi parlamentari e giudiziari appropriati.
La crisi da Coronavirus ha evidenziato le difficoltà che ha riscontrato l’Unione europea a coordinare un approccio comune in materia di limitazioni e restrizioni. In particolare, la questione era emersa dopo l’approvazione in Ungheria di una legge sullo stato di emergenza che rafforzava di fatto i poteri in capo all’Esecutivo presieduto da Viktor Orban e che mancava di chiari limiti temporali, che ha preoccupato una Commissione europea incapace di prendere provvedimenti concreti in merito. Lo stato di emergenza in quell’occasione era stato revocato. Nella risoluzione i deputati chiedono alla Commissione di monitorare le misure che sono state introdotte dai governi durante la “prima ondata”.
Preoccupazioni per la libertà del giornalismo in Ue
Focus della commissione LIBE anche sul ruolo della disinformazione che rappresenta una “minaccia la salute dei cittadini e la loro fiducia nelle istituzioni pubbliche”, ed è stata anche usata come pretesto per limitare la libertà di espressione. Con una risoluzione adottata con 52 voti favorevoli, 5 contrari e 7 astensioni, gli eurodeputati della LIBE hanno dunque condannato “i tentativi dei governi di alcuni Stati membri di mettere a tacere i media critici e indipendenti”, denunciando i tentativi di limitare la libertà e il pluralismo dei media. Il testo presta particolare attenzione ai media del servizio pubblico, rivelando che la concentrazione della proprietà dei media mette a rischio il pluralismo e rende anche più difficile contrastare la diffusione della disinformazione.
“Siamo a una svolta. Se non ci alziamo per difendere i media liberi e indipendenti, combattere la disinformazione e l’incitamento all’odio, e sostenere una società civile resiliente e critica, perderemo il nostro diritto e la nostra capacità di fare scelte libere e democratiche”, spiega la relatrice Magdalena Adamowicz (PPE). Il progetto di risoluzione sarà votato in plenaria tra il 23 e il 26 novembre.