Bruxelles – L’ipotesi di una scissione nella delegazione del Movimento 5 Stelle in Europa sembra scongiurata, almeno per ora. Lo confermano a Eunews fonti interne allo stesso Movimento. Rischio rientrato o almeno rimandato fino ai prossimi Stati Generali del M5S, in programma il 14 e 15 novembre, che potrebbe diventare l’occasione per chiarire anche a quale famiglia politica europea il Movimento 5 Stelle vorrebbe appartenere. Oggi la delegazione dei 14 deputati pentastellati appartiene al gruppo dei non-iscritti.
Lo spettro di una possibile scissione è tornato concreto dopo il recente voto sulla PAC in Parlamento europeo di venerdì 23 ottobre, che ha visto la delegazione grillina spaccarsi sulla riforma della Politica agricola comune. Gli eurodeputati Eleonora Evi, Rosa D’Amato, Piernicola Pedicini, Ignazio Corrao e Laura Ferrara, hanno votato ‘no’ alla riforma in quanto ritenuta poco ambiziosa dal punto di vista delle politiche verdi che l’Ue dice di voler perseguire. “Ho votato ascoltando agricoltori e ambientalisti, convinta che il modello che dobbiamo sostenere con la nuova PAC sia quello di una agricoltura alleata nella lotta contro la crisi climatica e di biodiversità che stiamo vivendo”, ha motivato l’eurodeputata Evi.
Forse il voto di venerdì è stato solo un pretesto politico per rivendicare una posizione diversa tra i pentastellati europei, ma la frattura nella delegazione sembra più profonda. In vista dell’appuntamento congressuale con gli Stati Generali, Evi, Pedicini, Corrao, D’Amato fanno parte dei nove attivisti pentastellati (insieme a Bianca Laura Granato, Luisa Angrisani, Barbara Lezzi, Mari Muscarà, Anna Lucia Grimaldi) che hanno firmato un documento di sostegno alla linea sostenuta da Alessandro Di Battista per l’agenda del prossimo decennio. In sostanza nella nota si chiede un ritorno all’identità del M5S, “come gruppo sentiamo la necessità di riprendere i valori identitari del Movimento 5 Stelle e vogliamo continuare a contribuire alla crescita di quel laboratorio di idee a cui da più di dieci anni il Movimento ha dato vita per costruire un sistema alternativo a quello neoliberista monocolore”. Questo significa anche no ad alleanze strutturali con il Partito dem (anche se non c’è intenzione di mettere in discussione la durata dell’attuale maggioranza di governo) e nessuna intenzione di ritoccare ancora la regola dei due mandati parlamentari per i deputati, a cui Di Battista si oppone.
Di certo la decisione sulla PAC ha creato anche a Bruxelles una reazione a catena che ieri ha reso evidente che il rischio di scissione in atto è concreto, nonostante dal Movimento abbiano cercato di minimizzare la questione. La capodelegazione Tiziana Beghin ha detto che la scissione “va scongiurata”, informando però di aver deferito ai probiviri del Movimento i cinque dissidenti che hanno votato in maniera diversa dal resto della delegazione sulla Politica agricola comune. “È mio dovere segnalare se vengono disattese le regole interne che il MoVimento 5 Stelle si è dato e che tutti hanno sottoscritto al momento della candidatura. Non spetta a me, ma ai probiviri, entrare nel merito ed esprimere valutazioni”. Torna però a ribadire che bisogna scongiurare la scissione qui a Bruxellles: “Non sarebbe la vittoria di una parte, ma la sconfitta di tutti. Va scongiurata: invito tutti a depositare le sciabole sul tavolo”.
“Nessuno vuole una scissione” ha ribadito in un’intervista alla Dire anche Evi, secondo cui però ci vuole “un vero cambiamento (dentro al Movimento, ndr) e il vero cambiamento non potrà che passare da un azzeramento di quella che è la governance e i vertici dei Movimento”. La deputata ha insistito sulle preoccupazioni della “direzione in generale che ha intrapreso il Movimento da tempo”, con un “fronte ambientalista che è andato un po’ perso”.
Nel frattempo sono confermate da Beghin anche “accelerazioni” dei contatti in corso a Bruxelles con “diversi gruppi” parlamentari, per discutere di un possibile ingresso della delegazione. Dalle colonne del Corriere della Sera ha annunciato che “ci saranno degli sviluppi prestissimo perché non è più pensabile la collocazione nei non iscritti”. Il Movimento è da mesi alla ricerca di una famiglia europea in cui inserirsi. Dalle dichiarazioni di Beghin non è da escludere che gli Stati Generali possano essere il momento giusto per annunciare una nuova “scelta di campo in Europa”.
Il M5S in Europa è da mesi in attesa di una decisione del gruppo dei Verdi (Greens /EFA), che non ha mai nascosto reticenze ad accogliere i 5 Stelle. Rimangono preoccupazioni del gruppo ecologista su alcune criticità individuate nel movimento pentastellato e già richiamate pubblicamente dal co-presidente dei Verdi Philippe Lamberts: dal controllo esercitato sul Movimento da parte della Casaleggio Associati, alla poca trasparenza nel ruolo della piattaforma Rousseau nei processi decisionali, ai legami che il Movimento ha avuto in Europa con il gruppo euroscettico di Nigel Farage. Senza dimenticare l’alleanza al governo con la destra di Matteo Salvini.
Una scissione interna al M5S in Europa potrebbe avvicinare di fatto alcuni eurodeputati (intanto i cinque contrari alla riforma della PAC) al gruppo di Lamberts. Parlando all’Adnkronos, è lo stesso co-presidente a lasciare uno spiraglio aperto, confermando che al Parlamento ci sono “alcune persone” che sono “molto vicine” ai Verdi e altre che “lo sono meno”. Se “alcuni” eurodeputati prenderanno “le distanze” dal M5S, “vedremo che cosa si può fare”. Parlando con Eunews a febbraio fonti del gruppo dei Verdi all’Europarlamento non avevano infatti escluso che qualcosa potesse cambiare dopo gli Stati generali, a lungo rimandati a causa della pandemia. Nell’attesa di una risposta dai Verdi, i 5Stelle si sono aperti al dialogo con altri gruppi parlamentari europei, tra cui anche il gruppo dei Socialisti & Democratici, di cui fa parte la delegazione dem all’Europarlamento. Dagli S&D però nessuna conferma, si parla attualmente solo di “voci”.