Bruxelles – La situazione attuale è figlia di quello che è stato fatto e non fatto negli scorso mesi. Una primavera e soprattutto un’estate troppo spensierate, che adesso mettono a nudo le carenze dei sistema Paesi e rendono necessarie nuove chiusure. Nei giorni di proteste in Italia, da Torino a Napoli passando per Roma contro le serrate e i coprifuoco decretati come risposta alla nuova ondata di Coronavirus, le parole del commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, sono una presa di posizione chiara
“Chiudere ristoranti, caffè, musei e teatri, limitare i contatti sociali e i movimenti fisici: queste misure sono purtroppo necessarie per appiattire ancora una volta la curva dei contagi”, dice intervenendo alla conferenza annuale del CEPS. “Durante l’estate tutti erano molto più ottimisti, ma sapevamo che una seconda fase poteva essere possibile e addirittura probabile“, la reprimenda di Gentiloni per chi ha scelto di vivere con leggerezza e adesso si lamenta per le nuove misure restrittive.
Ma il commissario ha anche qualcosa da dire ai cittadini che dovrebbero dare l’esempio, quelli in politica. “Qualsiasi compiacenza mal riposta che possa esserci stata durante l’estate riguardo alla crisi della sanità pubblica alle spalle è stata distrutta dagli sviluppi delle ultime due settimane”. Una tirata d’orecchio a quanti ritenevano il Coronavirus sconfitto e non più presente, e una tirata d’orecchio a quanti ritenevano – e ancora ritengono – che gli aiuti europei a sostegno dei sistemi sanitari non servano.
La seconda tirata d’orecchi si riferisce al mancato utilizzo dei fondi messi a disposizione attraverso il Meccanismo europeo di stabilità, il fondo salva-Stati che può erogare fino al 2% del Prodotto interno lordo del Paese che ne fa richieste risorse da utilizzare in misure sanitarie. Un riferimento all’Italia, che ancora tergiversa, ma anche alla Francia. Durante la prima pandemia oltralpe si contavano 5.085 posti letto di terapia intensiva. Il ministro della Sanità ad agosto aveva promesso l’allestimento fino a 12.000 posti letto. Oggi se ne contano poco più di 5.800. Neppure il sistema Paese francese funziona.
Durante e dopo la prima fase è stato fatto poco a livello politico, e si è permesso troppo a livello sociale. Ed ora si iniziano a fare i conti. “Molti paesi che sono fuggiti con relativa leggerezza in primavera stanno ora assistendo a un aumento allarmante dei casi, con ricoveri e morti purtroppo ora anche in costante aumento”. Parole che suonano come tirata d’orecchi, stavolta a Stati come Belgio e Paesi Bassi che prima dell’estate hanno messo in campo risposte contraddittorie, tardive, blande.
I coprifuoco e i lockdown non sono che la logica conseguenza di tutto questo. Il ragionamento dei Gentiloni riporta al suo esordio: nuove chiusure che si rendono “necessarie, anche se sappiamo che probabilmente rallenteranno in modo significativo l’attività economica nel quarto trimestre di quest’anno”. La prossima settimana la Commissione presenterà le previsioni economiche d’autunno, ma appare già chiaro che la recessione da COVID si farà sentire a lungo, e il comportamento di politica e cittadini rischiano di non anticipare la fine di questa crisi.
Per questo motivo, si rendono più che mai necessarie due cose. Da una parte, sottolinea Gentiloni, occorre “raddoppiare gli sforzi per concludere senza ulteriori indugi” l’accordo sul quadro finanziario pluriennale e sul meccanismo per la ripresa. “Prima accadrà, prima potrà essere avviato il processo di ratifica e prima sarà possibile iniziare ad attuare la Next Generation EU”. In secondo luogo “va mantenuto il sostegno all’economia, quanto più possibile per tutto il tempo necessario”.