Roma – Al quarto giorno consecutivo la protesta delle donne polacche ieri è arrivata fin dentro le chiese, e anche oggi la polizia è intervenuta trattenendo i manifestanti che cercavano di entrare. Le manifestazioni ormai dilagano in tutto il Paese, a Varsavia ma anche nelle altre grandi città Poznan, Lodz, Danzica, Stettino, o nei centri più piccoli come Kolobrzeg, Gliwice e Olsztyn.
Le piazze si sono mobilitate dopo la decisione della Corte costituzionale della Polonia di limitare ancora di più l’accesso all’aborto rendendolo illegale anche nel caso di malattie e gravi malformazioni del feto. Una decisione sollecitata dal partito della destra conservatrice PiS che oltre al leader Jarosław Kaczyński, guida il governo con il premier Mateusz Morawiecki, e esprime il presidente Andrzej Duda.
I cortei hanno così raggiunto in diversi luoghi del Paese le sedi del partito al potere e anche i luoghi di culto e i palazzi episcopali dopo che l’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski, e il presidente della conferenza episcopale polacca Stanislaw Gadecki, hanno esultato alle decisioni della corte suprema. Il blitz nelle chiese è certamente un atto molto forte nella cattolicissima Polonia, con le manifestanti che hanno rotto un tabù nella comunità religiosa. Portavano cartelli con la scritta “preghiamo per il diritto di abortire” e nella scalinata della cattedrale di Katowice hanno lasciato centinaia di candele accese. Una protesta che non è solo delle donne a cui nei giorni scorsi si sono uniti anche molte comunità contadine che hanno marciato con i loro trattori dalle zone rurali del Paese.
Blocchi stradali e manifestazioni spontanee continuano anche oggi (lunedì 26) sfidando i divieti anti pandemia mentre per mercoledì è stato proclamato uno sciopero e una grande manifestazione a Varsavia.
La legge sull’aborto, già una delle più restrittive in Europa, è stata modificata nella primavera scorsa su pressione del partito al potere Diritto e giustizia PiS. Lo stesso che precedentemente era intervenuto modificando il funzionamento del sistema giudiziario, minando l’indipendenza della magistratura. Una vicenda che ha provocato le reazioni della Commissione europea che nel 2019 e nel 2020 ha avviato due procedure d’infrazione contro il governo guidato dagli ultra conservatori di Kaczynski. Il rispetto dello stato di diritto è al centro della disputa sui fondi europei con il Parlamento di Strasburgo che chiede espressamente che i trasferimenti delle risorse siano condizionati, in quei Paesi come Polonia e Ungheria dove questi principi, secondo le istituzioni comunitarie, vengono violati.