Bruxelles – L’Unione europea vuole un modello di identità digitale valida per tutti i cittadini, l’Italia rilancia SPID: è la strada verso la digitalizzazione dei servizi pubblici? Che implicazioni sui dati online e per i social network? Che impatto per l’economia europea? E’ questo il tema del prossimo SmartEvent di Eunews, che si svolgerà on line lunedì 26 ottobre alle 15.30 (qui in calce il link per iscriversi e partecipare) con ospiti di altissimo livello.
Vittorio Calaprice, Analista politico e relazioni istituzionali della Rappresentanza della Commissione europea in Italia; Raffaele Gareri, Direttore Dipartimento Trasformazione Digitale del Comune di Roma; Corrado Giustozzi, Componente Direttivo di Clusit; Guido Scorza, Componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali; Francesco Tortorelli, AgID, Responsabile Direzione pubblica amministrazione e vigilanza.
Sono tutti uomini, ce ne rendiamo conto e ci dispiace che la presenza femminile sia addirittura azzerata, ma vi assicuriamo, e la nostra storia ne è garanzia, che abbiamo fatto ogni sforzo per avere una parità di genere in questo evento, ma non ci siamo riusciti.
Alla base del percorso di digitalizzazione intrapreso con convinzione dall’Europa c’è, e deve esserci, una riflessione sulla cyber security dei cittadini, nel rispetto di quei valori di tutela, trasparenza e centralità dell’individuo che sono colonna portante dell’Unione. Per questo la Commissione europea sta lavorando a una e-identity da utilizzare in Europa per effettuare qualunque tipo di operazione, tanto nelle transazioni private quanto in quelle pubbliche. Il percorso iniziato nel 2014 (eIDAS) vive un nuovo slancio, nell’ottica di definire un’opzione unica, affidabile, sicura e comoda per l’identificazione su Internet, amplificare l’accesso ai servizi digitali, proteggere dalle minacce alla sicurezza informatica e conferire potere agli utenti.
Dunque, sovranità digitale dell’Unione da un lato, controllo dei dati da parte dei cittadini dall’altro: un connubio realizzabile? Se l’identità digitale europea diventa un passepartout virtuale, a chi i cittadini dovranno affidare le chiavi della propria vita online, a partire dall’online banking e passando per ogni tipo di servizio web? Permangono dei rischi nell’utilizzo di questi dati?
Parallelamente, l’Italia rilancia SPID e ne semplifica l’ottenimento: il Sistema Pubblico di Identità Digitale che consente di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione e che, con credenziali di livello 2 e 3, può essere utilizzata per l’accesso ai servizi in rete delle Pubbliche Amministrazioni Europee.
La strada della digitalizzazione dei servizi pubblici sembra spianata. Ma quali implicazioni per i dati online e i social network? L’introduzione di una e-identity, infatti, minaccia il funzionamento di tutte quelle piattaforme di terze parti alle quali, fino ad oggi, i cybernauti hanno dovuto affidarsi per effettuare operazioni online.
Eunews inaugura una nuova stagione di Smart Event con un webinar su sicurezza informatica e identità digitale, un tema a cui i giornali europei stanno dedicando importanti pagine proprio in questi giorni, a seguito delle ultime dichiarazioni di Thierry Breton e Ursula von der Leyen. Commissione e Consiglio Ue vedono nell’identità digitale europea un passaggio imprescindibile di quel piano digitale e tecnologico che mira a un’Europa interamente connessa entro il 2024. La Commissione ha indetto anche una consultazione per coinvolgere gli stakeholder nella revisione dell’eIDAS.
Analizziamo insieme i possibili scenari, rischi e vantaggi per i cittadini, con l’intervento di esperti provenienti dal mondo delle istituzioni e delle associazioni di tutela.
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