Bruxelles – Sul digitale il Parlamento Europeo ha battuto un colpo forte e chiaro: la transizione digitale ha bisogno di indicazioni precise a livello etico e giuridico. Sei in totale i testi adottati martedì 20 ottobre su servizi digitali e intelligenza artificiale, tre per ognuno dei due temi. I primi costituiscono un invito alla Commissione a colmare le carenze ancora presenti all’interno del Digital Services Act (DSA), che sarà presentato a dicembre. Gli altri tre rappresentano le raccomandazioni degli eurodeputati su cosa dovrebbero includere le norme sull’intelligenza artificiale (IA) in materia di etica, responsabilità e diritti di proprietà intellettuale. Con questa iniziativa il Parlamento UE è diventato una delle prime istituzioni al mondo a muoversi in questo senso e ha fatto da pungolo alla Commissione per presentare una proposta legislativa all’inizio del 2021.
Impulso alla Commissione
Il contenuto dei tre testi che riguardano il Digital Services Act si può riassumere in: Internet più sicuro per i consumatori, regole più severe per combattere i contenuti illegali e salvaguardia dei diritti online. Nonostante non siano giuridicamente vincolanti, i report votati martedì sera mostrano una posizione netta del Parlamento in particolare sulla futura regolamentazione dei giganti digitali: nel testo sulle norme del diritto commerciale online è stato incluso un potenziale divieto di pubblicità mirata. La proposta del relatore Tiemo Wölken (S&D), della commissione parlamentare per gli Affari legali, prevede che “l’uso della pubblicità mirata debba essere regolamentato in modo più rigoroso a favore di forme di pubblicità meno invadenti, che non richiedono alcun tracciamento dell’interazione dell’utente con i contenuti”. Per estensione, gli eurodeputati hanno incoraggiato la Commissione a considerare l’eliminazione graduale di questo tipo di pratiche pubblicitarie e hanno sollecitato le piattaforme digitali a fornire agli utenti l’opportunità di utilizzare i servizi digitali in modo anonimo.
Il Parlamento ha poi appoggiato testo della commissione parlamentare per il Mercato interno che, attraverso il suo relatore Alex Agius Saliba (S&D), ha invitato le piattaforme online a “rimuovere contenuti illegali e bloccare l’accesso ai fornitori di merci pericolose o contraffatte online”. Un’indicazione che si incontra con la volontà della commissaria europea per il Digitale, Margrethe Vestager, che ha già annunciato un giro di vite nel DSA sulla vendita di merci contraffatte e illegali attraverso le piattaforme digitali. Viene inoltre stimolato lo sviluppo ulteriore di “misure per combattere i contenuti dannosi, l’incitamento all’odio e la disinformazione“. Ecco perché si suggerisce di introdurre anche un “meccanismo che consentirà agli utenti dii servizi online di notificare tempestivamente alle piattaforme contenuti illegali”.
Il terzo testo, della commissione per le Libertà civili (relatore Kris Peeters, CD&V), si è focalizzato sul tema della libertà di espressione online. Ricordando che “i meccanismi di rimozione dei contenuti utilizzati al di fuori delle garanzie di un giusto processo violano l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”, per il Parlamento UE ogni futura procedura di rimozione dei contenuti legalmente vincolante dovrebbe essere “attenta, proporzionata e non discriminatoria“, al fine di preservare la libertà di espressione e di informazione.
Un passo storico
Quelli sull’intelligenza artificiale sono invece testi che per al prima volta definiscono delle linee guida per fare in modo che l’Unione Europea possa diventare un leader globale nello sviluppo di questa tecnologia. Dopo l’intesa di inizio ottobre tra Commissione e Consiglio Europeo, è toccato al Parlamento UE dire la sua con il voto in plenaria (anche se già da settimane erano chiare le intenzioni degli eurodeputati). L’importanza di questa iniziativa parlamentare ha riguardato i paletti da fissare per una tecnologia che – come nel caso di tutte le terre vergini – può provocare enormi danni futuri se non inquadrata nel momento del suo primo approccio. Per questo motivo il testo della relatrice Iban García del Blanco (S&D) ha sollecitato la Commissione a presentare un nuovo quadro giuridico che delinei i principi etici e gli obblighi legali da seguire nello sviluppo e nell’utilizzo dell’IA e della robotica, compresi software, algoritmi e dati. Ricordando che “l’intelligenza artificiale deve essere antropocentrica e antropogenica”, il quadro etico definisce i criteri di sicurezza, trasparenza e responsabilità. Spiccano i criteri per le tecnologie ad alto rischio, come quelle con capacità di auto-apprendimento: “Dovrebbero essere progettate in modo da consentire la sorveglianza umana in qualsiasi momento”, per “disabilitarle e ripristinare il pieno controllo umano” laddove possano comportare “una grave violazione dei principi etici e risultare pericolose”.
Più specifico è il testo di iniziativa legislativa adottato dal Parlamento su proposta del relatore Axel Voss (PPE), riguardante la responsabilità per i danni causati dall’intelligenza artificiale. In particolare gli eurodeputati hanno richiesto un quadro giuridico che renda gli operatori di tecnologie ad alto rischio oggettivamente responsabili dei danni che ne possono derivare. Un quadro giuridico chiaro che, secondo le parole di Voss, “contribuirà a stimolare l’innovazione, fornendo alle imprese la certezza del diritto e promuovendo la fiducia dei cittadini in queste tecnologie”. Regole più precise che dovrebbero essere applicate su attività che danneggiano fisicamente la vita, la salute, l’integrità fisica, il patrimonio, o che causano “un rilevante danno immateriale che si traduce in una perdita economica verificabile”.
Infine è arrivato il voto sui diritti di proprietà intellettuale. Con 612 favorevoli, 66 contrari e 12 astensioni è stata approvata la relazione di Stéphane Séjourné (Renew Europe), che chiede un quadro di salvaguardie precise per far sì che il sistema europeo dei brevetti protegga gli sviluppatori innovativi. Un passo importante è stata la distinzione tra creazioni umane ottenute con l’assistenza dell’intelligenza artificiale e quelle generate autonomamente dall’IA: quest’ultima “non dovrebbe avere personalità giuridica” e perciò “la proprietà intellettuale dovrebbe essere concessa solo agli esseri umani“. Un passaggio chiave che delinea con più chiarezza i contorni del diritto d’autore, della raccolta dati, dei segreti commerciali, dell’uso di algoritmi e del deepfake. Il Parlamento si è pronunciato. Ora tocca alla Commissione definire in che misura l’Unione vorrà davvero diventare un leader globale nei servizi digitali e nello sviluppo della tecnologia del futuro.