Bruxelles – Piani strategici della PAC, organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, struttura di governance e finanziamento della spesa agricola. Via libera dal Parlamento europeo ai tre pilastri della riforma della Politica agricola comune (PAC) post-2020, la prima fonte in Ue di finanziamenti diretti al settore agricolo europeo. Si parla di risorse per 390 miliardi di euro per i prossimi sette anni (2021-2027), distribuite per circa 9 milioni di agricoltori europei.
I tre regolamenti passano il vaglio dell’Eurocamera ma non senza difficoltà, alla fine di una intensa settimana di votazioni a colpi di emendamenti, in tutto 1.350, che restituisce l’immagine di un Parlamento molto frammentato su cosa voglia dire allinearsi ai principi del Green Deal europeo.
La posizione approvata oggi – che servirà all’Eurocamera per avviare i negoziati a tre con Commissione e Consiglio – è frutto dell’alleanza tra i tre principali gruppi di maggioranza nell’Emiciclo, Partito popolare europeo, Socialisti & Democratici, Renew Europe, secondo i quali la nuova PAC è pensata per essere allineata dal Green Deal e all’accordo di Parigi sul clima, che Bruxelles ha sottoscritto nel 2015. Di tutt’altro avviso il gruppo parlamentare dei Verdi secondo cui i tre gruppi più grandi dell’emiciclo non hanno posto l’attenzione necessaria al ruolo del settore agricolo sui cambiamenti climatici e l’ambiente. Il gruppo ha spinto fino all’ultimo per modificare la proposta e includere nel pacchetto anche la Strategia sulla Biodiversità e quella Farm to Fork, sottolineando la connessione tra settore agricolo e impegni per la sostenibilità.
La nuova PAC dovrebbe entrare in vigore nel 2023, dopo due anni di regolamentazione transitoria, dal momento che le attuali regole in vigore scadranno il 31 dicembre 2020. Gli eurodeputati hanno votato sulla base di una proposta del 2018 della precedente Commissione europea a guida Juncker, quando il commissario per l’Agricoltura era l’irlandese Phil Hogan, ex commissario dell’attuale collegio von der Leyen. E soprattutto quando il Green Deal ancora non era la politica portante della Commissione europea, che l’esecutivo sta cercando di trasformare in una strategia economica.
Condizionalità ambientale rafforzata per gli aiuti
Nell’ottica di allineamento con gli obiettivi climatici, il Parlamento vuole vincolare gli agricoltori europei a pratiche più rispettose del clima e dell’ambiente, in cambio di finanziamenti diretti. Almeno il 30 per cento degli aiuti diretti (il primo pilastro della PAC) andrà destinato a regimi ecologici volontari che potrebbero finire per aumentare anche il reddito percepito dagli agricoltori. Su questo, il Parlamento si spinge più in là del Consiglio dell’UE che il 21 ottobre ha adottato il proprio orientamento generale sulla riforma, chiedendo che il 20 per cento dei finanziamenti del primo pilastro sia allocata dagli Stati membri per politiche verdi attraverso i cosiddetti eco-schemi, tra cui si includono pratiche come agricoltura di precisione, agroforestale e agricoltura biologica. Inoltre, i deputati intendono dedicare almeno il 35 per cento del secondo pilastro della PAC (sviluppo rurale) a qualsiasi tipo di misura legata al clima o all’ambiente. Inoltre, almeno il 30 per cento dei finanziamenti dell’UE dovrebbe sostenere gli agricoltori per la lotta al cambiamento climatico, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la tutela della biodiversità.
Più prestazione, meno conformità
I governi nazionali dovranno redigere periodicamente piani strategici, da sottoporre alla lente della Commissione, in cui definiranno le modalità con cui intendono incontrare gli obiettivi dell’Ue in materia di sostenibilità. La Commissione, viene specificato, dovrà valutare i risultati raggiunti dagli Stati, e non soltanto la loro conformità alle norme dell’UE.
La posizione adottata dal Parlamento riduce i pagamenti diretti annuali agli agricoltori al di sopra dei 60mila euro e ne fissa il massimale a 100mila. Nell’ottica di salvaguardare le piccole aziende, almeno il 6 per cento dei pagamenti diretti nazionali dovrebbe servire a sostenere le aziende agricole di piccole e medie dimensioni, e gli Stati dovrebbero avere la possibilità di destinare almeno il 2 per cento delle dotazioni per i pagamenti diretti a sostegno dei giovani agricoltori.
Il Parlamento ha chiesto inoltre maggiori tutele per gli agricoltori in casi di difficoltà e che la riserva per le crisi, prevista proprio per aiutare gli agricoltori in caso di instabilità dei prezzi o dei mercati, sia convertita in uno strumento ad hoc dotato di un proprio bilancio specifico. Infine, l’emiciclo ha chiesto rafforzare il regime sanzionatorio per chi non è in linea con gli obiettivi Ue, portando dal 5 al 10 per cento sul totale dei pagamenti l’importo delle sanzioni previste nei confronti degli Stati membri che non rispettano i requisiti dell’Ue in materia di ambiente, benessere degli animali o qualità degli alimenti.
“Con il voto di oggi, l’Europarlamento lancia un segnale ai nostri agricoltori: l’Europa è al vostro fianco nella transizione verso sistemi produttivi sempre più sostenibili e redditizi”, commentano in una nota Paolo De Castro e Herbert Dorfmann, coordinatori S&D e PPE alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo. “L’equilibrio trovato nel compromesso raggiunto dopo mesi di negoziazioni garantirà sostegno e sicurezza ai nostri agricoltori per il prossimo decennio, con una nuova Pac più sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma soprattutto economico e sociale”.