Bruxelles – C’è accordo (un orientamento generale parziale) sulla legge clima europea tra i ministri Ue dell’Ambiente riuniti oggi, 23 ottobre, a Lussemburgo. La proposta della Commissione europea di vincolare giuridicamente l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 ha messo d’accordo quasi tutti, la Bulgaria è l’unico Paese ad essersi astenuto sulle conclusioni adottate.
Come previsto, i ministri non hanno deciso su uno degli aspetti più discussi della nuova legge clima, ovvero l’adeguamento del nuovo obiettivo climatico intermedio al 2030 che la Commissione europea propone di portare a -55 cento di emissioni di gas a effetto serra entro quella data. Il Parlamento europeo spinge per portare la riduzione al 60 per cento. Sul nuovo obiettivo climatico intermedio – che serve all’Ue di accelerare la transizione verso un continente a zero emissioni entro il 2050 – la palla è rimessa nelle mani dei Ventisette, che devono accordarsi su una decisione politica. All’ultimo Vertice del 15 e 16 ottobre i leader hanno rimandato la decisione al vertice in programma a dicembre, l’ultimo del 2020. Questo per dare più tempo ai Paesi – soprattutto quelli più reticenti dell’Est – di valutare in concreto quale sarebbe l’impatto economico di questa riconversione della loro economia. I leader hanno chiesto all’esecutivo comunitario di condurre consultazioni approfondite con gli Stati membri per valutare le situazioni specifiche e per fornire maggiori informazioni sull’impatto dell’adeguamento.
Se la decisione sul nuovo target al 2030 è rimessa ai leader (tanto che nelle conclusioni le parti relative al 2030 sono racchiuse dentro parentesi quadre) i ministri europei hanno convenuto su altri aspetti e punti chiave della legge climatica europea. Chiedono alla Commissione europea di proporre un ulteriore obiettivo intermedio dell’Unione in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2040, per inquadrare meglio il cammino verso il 2050. La stessa richiesta è sostenuta anche dal Parlamento europeo nella sua posizione negoziale.
Non sorprende poi il generale sostegno al principio della neutralità climatica entro il 2050 da perseguire a livello di Unione europea, e non a livello nazionale. Su questo Commissione e Consiglio sembrano convenire, ma potrebbe tradursi in uno scontro diretto con il Parlamento europeo, che invece ha espressamente chiesto che l’obiettivo sia raggiunto singolarmente dagli Stati membri, e non solo complessivamente a livello europeo. A quanto sembra c’è solo un blocco minoritario di Paesi all’interno del Consiglio – Svezia, Lussemburgo, Danimarca, Austria, Paesi Bassi – che, in linea con le richieste dell’Europarlamento, ha voluto sottolineare in seno al Consiglio di oggi l’importanza che ciascuno Stato membro raggiunga singolarmente la neutralità climatica al 2050 a livello nazionale, per essere certi di incontrare gli obiettivi climatici europei.
I negoziati a tre
Dopo l’adozione della posizione del Consiglio, possono partire da questo momento i negoziati a tre tra Commissione, Parlamento e Consiglio sul testo della legge clima, per approvarla entro la fine dell’anno, anche se molto dipenderà dalla decisione politica che dovranno trovare i leader Ue a dicembre sul target 2030.
Nelle intenzioni del liberale Pascal Canfin, uno dei negoziatori per l’Europarlamento, c’è la volontà di trovare un compromesso inter-istituzionale entro il 12 dicembre 2020, data simbolica. Da allora saranno passati esattamente 5 anni dalla sottoscrizione degli Accordi sul Clima di Parigi, che l’Unione europea ha sottoscritto, impegnandosi a rispettare l’impegno a circoscrivere il surriscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5°.
Standard minimi di qualità per l’acqua potabile
Contestualmente, il Consiglio Ambiente ha adottato in prima lettura anche la revisione della
direttiva sull’acqua potabile, sulla base del compromesso raggiunto nei negoziati tra il Consiglio e il Parlamento europeo, con il contributo della Commissione. Le nuove norme, si legge in una nota, aggiornano gli standard qualitativi previsti per l’acqua potabile e introducono un approccio basato sul rischio ed efficacia sotto il profilo dei costi per quanto concerne il monitoraggio della qualità dell’acqua. Vengono inoltre introdotti requisiti minimi di igiene per i materiali che entrano a contatto con l’acqua potabile, ad esempio le condutture.