Bruxelles – Come previsto il debito aumenta. Lo stimolo all’economia deciso come risposta alla crisi innescata dalla pandemia di COVID-19 produce un aumento della spesa pubblica che incrementa l’indebitamento. La Commissione europea presenterà le previsioni economiche d’autunno il 5 novembre, ma intanto gli ultimi dati Eurostat confermano l’andamento atteso. Alla fine del secondo trimestre (aprile-giugno 2020) il debito dell’eurozona ha raggiunto il 95,1% in rapporto al PIL, pari a quasi 11 miliardi di euro. Rispetto al primo trimestre del 2020 un bel balzo (86,3%, + 8,8 punti percentuali).
I rapporti più elevati tra debito pubblico e PIL a giugno si registrano in Grecia (187,4%), Italia (149,4%), Portogallo (126,1%), Belgio (115,3%), Francia (114,1%), Cipro (113,2%) e Spagna (110,1%). Tra le principali economie dell’area euro è la Francia a registrare il maggiore incremento su base trimestrale (+12,8 punti percentuali), seguita dall‘Italia (+11,8 punti percentuali), il cui debito supera ora i due miliardi e mezzo di euro.
Attualmente solo 12 Stati dell’UE su 27 rispettano il criterio del debito, che vuole nel 60% in relazione al PIL il limite massimo consentito prima di misure correttive. Si tratta di Bulgaria (21,3%), Repubblica ceca (39,9%), Danimarca (41,4%), Estonia (18,53%), Lettonia (42,9%), Lituania (41,4%), Lussemburgo (23,8%), Malta (51,1%), Paesi Bassi (55,2%), Polonia (55,1,%), Romania (41,1%) e Svezia (37,1%).
Di questi Paesi, solo sei fanno parte dell’Eurozona (Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi). Che si tratti di UE a 19 o di UE a 27 la situazione non cambia: la stragrande maggioranza degli Stati membri è in violazione della regola del debito previsto dal patto di stabilità e crescita e ribadita dal patto di bilancio europeo (fiscal compact).