Bruxelles – Piani strategici della PAC, organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, struttura di governance e finanziamento della spesa agricola. Questi i tre pilastri della riforma della Politica agricola comune (PAC), in discussione e tema portante della seconda plenaria del Parlamento europeo di ottobre, che ha preso il via ieri (19 ottobre) e all’interno della quale si discuterà anche della questione di cosa possa chiamarsi “bistecca” o “salsiccia”: solo i prodotti di carne o anche quelli a base vegetale?
La nuova PAC dovrebbe entrare in vigore nel 2023, dopo due anni di regolamentazione transitoria, dal momento che le attuali regole in vigore scadranno il 31 dicembre 2020. Sulla base di una proposta della Commissione europea del 2018, gli eurodeputati voteranno su questi tre regolamenti che determineranno una parte del futuro della politica agricola comune. Voti finali sulle tre proposte si avranno solo venerdì 23 ottobre.
“Siamo a uno snodo cruciale nel percorso verso una nuova PAC”, ricorda il commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, intervenendo al dibattito in plenaria. Il tema della PAC è anche sul tavolo del Consiglio Agricoltura in Lussemburgo, dove i ministri dell’Ue stanno discutendo del loro approccio generale. La posizione che sarà adottata dal Parlamento europeo al termine di questa settimana di plenaria, consentirà di avviare i negoziati a tre (trilogo) con Commissione e Consiglio. Fondamentale “avere chiarezza nel quadro giuridico degli anni a venire”, ha sottolineato ancora il commissario europeo. “Abbiamo bisogno di una Politica agricola comune forte per essere certi che l’agricoltura europea possa beneficiarne”. La PAC rappresenta in Europa la più grande forma di sussidi diretti al settore primario europeo, circa il 34,5 per cento del Bilancio comunitario del 2020. Questo, per la Commissione europea, significa anche cercare di sostenere ambizioni climatiche e ambientali in linea Green Deal”, dunque una PAC più verde e sostenibile.
Una delle riforme in pacchetto prevede che i governi nazionali elaborino piani strategici in cui viene delineato come attuare gli obiettivi UE sul campo, oltre che proposte per migliorare le misure obbligatorie in materia di rispetto del clima e dell’ambiente, che ogni agricoltore deve applicare per ricevere il sostegno diretto.
“Di fronte a un’emergenza climatica, gli appelli per una riforma radicale della nostra PAC non possono cadere nel vuoto. Per i nostri agricoltori, produttori e tutti i cittadini, l’Europa ha bisogno di una PAC che sia ecologicamente e socialmente sostenibile”, sottolinea Paolo De Castro vice-presidente della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento ed eurodeputato dei Socialdemocratici. “Vogliamo una PAC più sostenibile, più sociale e in grado di garantire la sicurezza alimentare. Deve inoltre garantire redditi dignitosi ai nostri agricoltori”, gli fa eco anche la capogruppo S&D, Iratxe Garcia Perez.
Sui compromessi di riforma che sono in discussione dovrebbe esserci l’accordo dei tre maggiori partiti del Parlamento europeo, i cristiano-democratici (PPE), i socialisti (S&D) e i liberali (Renew Europe). Non a caso i tre regolamenti in questione che dovranno essere votati – prima per emendamenti e poi sull’intero testo – sono stati realizzati da tre eurodeputati appartenenti ai tre gruppi di maggioranza. “Faccio appello a tutti i critici perché diano una possibilità alla riforma nell’interesse dell’ambiente, nell’interesse della protezione del clima, e soprattutto nell’interesse degli agricoltori europei, che hanno bisogno della sicurezza della pianificazione”, ha chiarito Peter Jahr (PPE), relatore del regolamento che riguarda i pian strategici della PAC.
Le critiche sono numerose. Ad essere di tutt’altro avviso sulle attuali riforme in discussione è il gruppo dei Verdi (Greens/EFA) secondo cui i tre gruppi più grandi del Parlamento europeo sono uniti “non per cambiare il sistema, solo per mantenerlo così com’è”. Il gruppo chiede alla Commissione europea di rivedere la sua attuale proposta di PAC per includere nel pacchetto anche la Strategia sulla Biodiversità e quella Farm to Fork, spingendo per maggiore ambizione sul tema della sostenibilità. Il punto, come sottolinea Bas Eickhout, vicepresidente della commissione per l’Ambiente, è che di fronte alla perdita di biodiversità nell’Ue, bisogna agire tenendo conto del “legame diretto tra la nostra politica agricola dell’UE e la perdita di biodiversità”. L’attuale proposta secondo i Verdi non affronta a sufficienza la questione.
Scontri anche sul tema della condizionalità di una parte dei fondi europei in relazione alla sostenibilità. Una “condizionalità obbligatoria che non deve andare a discapito della produttività delle nostre aziende”, accusa l’eurodeputato della Lega nel gruppo di Identità e Democrazia, Gianantonio Da Re. “Non è possibile che i grandi Paesi agricoli, quali l’Italia, Spagna, Francia e Germania subiscano i veti dei Paesi europei in cui l’agricoltura ha un’importanza solo secondaria”.
Nel quadro della riforma della PAC si inserisce anche la discussione degli eurodeputati, a colpi di emendamenti, se continuare a consentire o meno la denominazione tipica dei prodotti a base di sola carne – hamburger, prosciutto, salsiccia – anche a prodotti a base vegetale. Al termine di questa sessione plenaria sapremo se termini come “hamburger vegano” saranno ancora consentiti sulle etichette alimentari dei prodotti.