Roma – Vogliono che le risorse del Recovery fund partano senza ritardi dal primo gennaio del 2021 e sul MES sono sempre più propensi a rifiutare l’offerta. Prestiti che scottano per Spagna e Italia che oggi a Palazzo Chigi erano in grande sintonia, rivendicando anche l’azione comune nel risultato ottenuto in Europa con l’accordo del 21 luglio. Partnership che fra circa un mese sarà ulteriormente rafforzata nel vertice bilaterale intergovernativo convocato a Madrid il 25 novembre
La pandemia mette Pedro Sànchez e Giuseppe Conte nella stessa barca, e torna il tema del coordinamento sanitario che chiama alle responsabilità di tutti i partner europei. “Fare presto, i cittadini non possono aspettare”, dice Conte del progetto Next generation EU. Azione comune anche per il nuovo patto su asilo e migrazione: “sicurezza e condivisione devono stanno insieme” sostiene il premier spagnolo, “bisogna definire un meccanismo che funzioni con responsabilità, solidarietà, redistribuzioni e rimpatri”, gli fa eco il capo del governo italiano.
“Insieme rendiamo più forte l’Europa, senza il nostro impulso l’accordo sul Recovery fund non sarebbe stato raggiunto”, spiega Sànchez che conferma alcune le indiscrezioni della stampa spagnola in relazione al piano della Moncloa. Sulla dotazione di 140 miliardi in sei anni “vedremo di gestirla al meglio” ma per il primo anno niente prestiti“, chiederemo 72 miliardi di finanziamenti”.
Se anche l’Italia si prepara a seguire questa strategia è difficile prevederlo, tuttavia lo stesso ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha più volte parlato di gestione modulare di prestiti e sussidi. Sulle proposte “possiamo confrontarci e ricavare vantaggi” ha spiegato il premier italiano “ma sono scelte che, sia nell’impostazione dei programmi sia nel finanziamento, non possono che essere dosate su specifiche esigenze proprie”.
Sul MES i due premier invece vanno proprio a braccetto con Sànchez che evoca la BCE che “sta comprando il debito e aiutando i governi”, e dunque in questo momento non è necessario per le condizioni favorevoli offerte dal mercato. Parole che Conte spera arrivino chiare alle orecchie dei vertici del PD che invece sta sostenendo la battaglia opposta, aderendo con molti suoi esponenti alla raccolta di firme “MES subito”. A sostegno della linea di Palazzo Chigi anche le ultime aste con i titoli piazzati dal Tesoro a un tasso molto ridotto, segnale che porta a preferire il debito controllato dall’interno, anziché con i vincoli, seppure senza condizioni, del Meccanismo di stabilità.
Spalleggiato dal suo ospite, spiega che la linea di credito del Salvastati “non ha nulla a che vedere con le priorità politiche”, se qualche forza porrà il tema lo affronteremo, ma stiamo parlando dello strumento finanziario, non della politica sanitaria che abbiamo già definito”. In sintesi, l’intenzione di mantenere il punto è evidente, il chiarimento ci sarà ma, visto il tira e molla di questi giorni, non si prospetta un passaggio formale.