Bruxelles – Sono sei persone e un’entità il bersaglio delle misure restrittive imposte oggi (15 ottobre) dal Consiglio dell’Unione Europea contro la Russia per l’avvelenamento di Alexei Navalny, uno dei principali oppositori del presidente Vladimir Putin, avvenuto il 20 agosto scorso con l’uso dell’agente nervino tossico del gruppo Novichok.
I nomi dei destinatari delle misure sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale UE. Si tratta di Andrei Yarin, capo della direzione della polizia nazionale presidenziale, Sergei Kiriyenko, vice-capo di stato maggiore dell’ufficio esecutivo presidenziale, Sergei Menyailo, rappresentante plenipotenziario del presidente in Siberia, Aleksandr Bortnikov, direttore del servizio federale di sicurezza, Pavel Popov e Aleksei Krivoruchko, vice-ministri della Difesa.
Le misure sanzionatorie adottate nei confronti dei sei uomini dell’entourage del presidente Putin consistono nel divieto di viaggio verso l’Unione Europea e il congelamento dei loro beni. In aggiunta, nella lista compare anche lo State Scientific Research Institute for Organic Chemistry and Technology, l’Istituto di ricerca statale incaricato della distruzione degli stock di armi chimiche ereditati dall’Unione sovietica (tra cui anche l’agente nervino tossico utilizzato per l’avvelenamento di Navalny).
La decisione del Consiglio dell’UE ha confermato l’accordo politico raggiunto dal Consiglio Affari esteri il 12 ottobre, nel quadro delle misure restrittive contro la proliferazione e l’uso di armi chimiche. Nella lista aggiornata dei destinatari delle sanzioni UE contro la Russia è stato aggiunto anche Yevgeniy Prigozhin, stretto collaboratore di Putin per la questione libica e coinvolto in violazioni dell’embargo sulle armi in Libia. Già ieri il ministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergej Lavrov, aveva duramente commentato le nuove decisioni dell’Unione Europea, sostenendo che “contagiata dagli Usa, sta sostituendo l’arte diplomatica con le sanzioni” e che “alcuni dei membri dell’Unione russofobi stanno cercando di colpire la cooperazione con la Russia”.