Roma – L’Unione europea, contagiata dagli Usa, sta sostituendo l’arte diplomatica con le sanzioni. Il ministro degli esteri della Federazione Russa, Sergej Lavrov replica duramente a Bruxelles e alle decisioni adottate in relazione alla crisi Bielorussa. Critiche pesanti anche sul caso Navalny e il complesso della politica estera, condizionata da “passi ostili da parte di Bruxelles e alcuni dei membri Ue russofobi, che colpiscono la cooperazione con la Russia”. Non allo stesso modo l’Italia “di cui apprezziamo l’approccio costruttivo” volto a superare le differenze.
È stato meno diplomatico delle attese il ministro russo che ha incontrato l’omologo Luigi Di Maio a Mosca. Le sanzioni sul banco dell’accusa, sia per ciò che riguarda l’Ucraina sia sugli altri dossier. “Vogliamo capire dove vuole arrivare, ma certamente la linea che sta perseguendo l’UE non può restare senza conseguenze”. L’accusa di Lavrov all’Europa e di “ignorare la realtà e gli accordi di Minsk”, e respinge le dichiarazioni di Ursula von der Leyen secondo cui “la Russia sta occupando una posizione che sta minando gli interessi dell’Ue e sperare nel partenariato strategico è inutile”. Accuse altrettanto gratuite sul caso Navalny: “Anche noi vogliamo arrivare alla verità ma ora le prove le ha l’occidente e sono fuori confine”, come le analisi dei laboratori della Germania mentre i fatti accaduti in Russia sono conosciuti nei minimi particolari”.
Piena luce rivendicata anche da Di Maio che conferma però la posizione dei partner europei anche sulla “brutale repressione” del regime di Lukashenko a cui non viene riconosciuta legittimità democratica. “Non intendiamo innescare alcuna competizione geopolitica con la Russia, siamo ben consapevoli del legame tra Mosca e Minsk – ha detto il titolare della Farnesina – ma l’UE continuerà a usare tutti gli strumenti, incluse le sanzioni”.
Italia e Russia sono più in sintonia sul dossier libico e la richiesta di procedere al più presto da parte dell’ONU alla nomina dell’inviato speciale dopo l’uscita (ormai nel marzo scorso) di Ghassan Salamé. Questo il primo tassello per riprendere la strada della soluzione politica, poi “conveniamo nel rafforzare la finestra di opportunità offerta dal dialogo intra libico, proteggendolo da pressioni esterne, l’apertura di zone smilitarizzate e la di far ripartire la produzione petrolifera su tutto il territorio”.
Ma anche sulla Libia il ministro degli Esteri di Mosca non ha rinunciato ad accenti polemici: “Siamo per la soluzione diplomatica e ridare al più presto stabilità alla regione ma non dimentichiamo che questo conflitto è nato con un’azione aggressiva della NATO, che ha violato la risoluzione delle Nazioni Unite quando ha bombardato. Da allora, cerchiamo di metter insieme i pezzi, partecipando a tutti gli sforzi internazionali e dialogando con tutti gli attori in campo”.