Bruxelles – Ammodernare gli edifici per renderli più efficienti dal punto di vista energetico. Questo l’intento della strategia “Renovation Wave” presentata mercoledì 14 ottobre dalla Commissione europea, un nuovo tassello della sua strategia per un’Europa a zero emissioni di carbonio, nota come Green Deal.
L’obiettivo, si legge nella comunicazione, è quello di raddoppiare (almeno) il tasso di rinnovamento energetico annuale delle abitazioni e degli edifici non residenziali entro il 2030 e favorirne una profonda ristrutturazione energetica. L’Esecutivo prevede di riuscire a ristrutturare 35 milioni di edifici entro il 2030. Attualmente solo l’1 per cento viene sottoposto ogni anno a ristrutturazioni di efficientamento energetico.
Letteralmente “un’ondata di rinnovamento” che prevede un piano di ristrutturazione e ammodernamento del patrimonio edilizio del continente europeo, che secondo le stime della Commissione è responsabile del 40 per cento dei consumi energetici d’Europa e del 36 per cento dei gas a effetto serra provenienti dal settore energetico. “Alcuni edifici sono già in fase di ristrutturazione o ammodernamento. Ma al ritmo attuale, ci vorrebbe più di un secolo per portare a zero le emissioni dei nostri edifici. Dobbiamo accelerare”, ha sintetizzato la presidente Ursula von der Leyen nel suo intervento al Comitato europeo delle Regioni di lunedì (12 ottobre).
La Commissione non nasconde che la ristrutturazione degli edifici è uno dei settori in cui c’è maggiore carenza di investimenti. Per il raggiungimento del nuovo obiettivo climatico al 2030, stima che saranno necessari circa 275 miliardi di euro di investimenti supplementari all’anno. Gran parte dei finanziamenti dovrebbero arrivare dal Next Generation Eu, il fondo da 750 miliardi proposto a maggio dalla Commissione: mentre un accordo tra Parlamento e Consiglio sul Bilancio tarda ancora ad arrivare, la presidente ha già previsto di mobilitare almeno il 37 per cento di questo Recovery fund in azioni per il clima, in linea dunque con il Green Deal europeo. La strategia si concentra in particolare su tre piani di intervento: decarbonizzare gli impianti di riscaldamento e raffreddamento; affrontare la povertà energetica e gli edifici con le prestazioni energetiche peggiori; e ristrutturare gli edifici pubblici come scuole, ospedali ed edifici amministrativi. Nell’ottica della Commissione europea, questa strategia consentirà di creare anche nuovi posti di lavoro nel settore edile, che siano più sostenibili perché impiegati in azioni di efficientamento. Se ne stimano fino a 160.000 in più “creati” nel settore delle costruzioni.
Ridurre le emissioni di metano prodotto dall’uomo nell’atmosfera
Contestualmente, il collegio ha presentato oggi una strategia per ridurre le emissioni di metano, tra gli inquinanti atmosferici peggiori che contribuisce ai cambiamenti climatici. Attualmente Bruxelles prevede di ridurre le emissioni di metano nell’UE del 29 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Ma la necessità di incontrare l’obiettivo del -55 per cento delle emissioni entro il 2030 (rispetto ai livelli 1990) costringe la Commissione ad alzare il target: nella strategia adottata oggi si prevede una riduzione tra il 35 e il 37 per cento delle emissioni di metano entro il 2030 rispetto al 2005.
In Europa attualmente il 53 per cento delle emissioni di metano proviene dall’agricoltura, il 26 per cento dai rifiuti e il 19 per cento dall’energia (soprattutto petrolio e gas). Solo questi tre settori rappresentano il 95 per cento delle emissioni totali di metano antropogenico, quindi prodotto dall’uomo. Per questo la Commissione ha previsto una serie di azioni concentrandosi su questi tre ambiti settoriali. Una delle priorità della strategia è migliorare la misurazione e la comunicazione delle emissioni di metano perché attualmente il monitoraggio varia tra i settori e soprattutto tra gli Stati membri e nella comunità internazionale. A tal fine, sostiene la creazione di un osservatorio internazionale sulle emissioni di metano (in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, la Coalizione per il clima e l’aria pulita e l’Agenzia internazionale per l’energia). Ma soprattutto cercherà di impiegare tecnologie e satelliti (Copernicus in primis) per identificare le principali perdite di metano. Sul fronte dello smaltimento dei rifiuti si prevede la revisione della legislazione sulle discariche nel 2024.
Eliminare le sostanze chimiche dannose dai prodotti di consumo
Nel quadro di costruire un’Europa climaticamente neutra, il collegio a guida von der Leyen ha infine adottato una strategia per la Sostenibilità sulle Sostanze Chimiche, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico e creare un ambiente quanto più possibile privo di sostanze tossiche. Si prevede dunque di promuovere l’innovazione per prodotti chimici più sicuri e sostenibili, ma soprattutto di andare a eliminare gradualmente dai prodotti di consumo più comuni (come giocattoli, articoli per l’infanzia, cosmetici, detergenti, materiali a contatto con gli alimenti e tessuti) alcune sostanze che includono tra gli atri interferenti endocrini, sostanze chimiche che influenzano il sistema immunitario e respiratorio e sostanze persistenti come quelle perfluoroalchiliche (le PFAS), una famiglia di composti chimici usati prevalentemente dall’industria. L’Italia – e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – è stata tra i primi a chiedere la massima ambizione in Europa per ridurre il livello d PFAS presente nelle acque potabili. Questo, precisano dalla Commissione europea, “a meno che il loro uso non sia dimostrato essenziale per la società”.
“Dobbiamo il nostro benessere e gli elevati standard di vita alle numerose sostanze chimiche utili che le persone hanno inventato negli ultimi 100 anni. Tuttavia, non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai danni che le sostanze chimiche pericolose comportano per il nostro ambiente e la nostra salute”, afferma il commissario per l’ambiente Virginijus Sinkevicius. Nella strategia si tiene conto anche dell’importanza della trasparenza, volendo garantire che produttori e consumatori abbiano accesso alle informazioni sul contenuto chimico e sull’uso sicuro dei prodotti che utilizzano.