Bruxelles – “Con la votazione di oggi, il Parlamento ha preso una posizione netta sulla dotazione complessiva di oltre 8 miliardi di euro attribuita al Fondo europeo per lo sviluppo rurale e ha anticipato la loro disponibilità già a partire dall’inizio del 2021” (sempre ammesso che tra Parlamento e Consiglio si trovi in tempo l’accordo sul Quadro finanziario pluriennale dell’Unione e sul Recovery Fund). È quanto annunciato oggi (martedì 13 ottobre) da Paolo De Castro, coordinatore per il gruppo dei Socialisti e Democratici e relatore della misura in commissione Agricoltura e sviluppo rurale, in merito al programma di supporto agli agricoltori comunitari attraverso lo strumento europeo per la ripresa (Eri) dalla crisi generata dalla pandemia Covid-19. “Un passo avanti rispetto alla proposta della Commissione Europea, che li subordinava all’entrata in vigore della riforma della Pac nel 2023”, ha aggiunto De Castro.
Degli 8 miliardi previsti dal Recovery Fund, si prevede di rendere disponibili 2,4 miliardi di euro nel 2021 e i restanti 5,6 miliardi nel 2022. A questi fondi si aggiunge un anticipo da 2,6 miliardi previsto dall’accordo sul Quadro finanziario pluriennale UE, per un pacchetto complessivo che supera i 10 miliardi (di cui 1,22 destinati all’Italia). De Castro ha commentato che “è una misura senza precedenti. Sono fondi aggiuntivi per il settore agroalimentare e le aree rurali europee, nel nome della resilienza, della sostenibilità e della digitalizzazione e in linea con gli obiettivi del Green Deal”. Dopo il voto finale – con 46 voti favorevoli e solo due astensioni – potranno ora essere avviate le negoziazioni inter-istituzionali con la Commissione e il Consiglio: “L’Europarlamento è ambizioso, stiamo facendo passi avanti e sono fiducioso che un’intesa arrivi in tempo utile per la plenaria di dicembre”.
La dotazione finanziaria terrà conto del fatto che “questi fondi dovranno essere realmente strumentali alla ripresa”. Per questo motivo, “almeno il 37 per cento delle risorse aggiuntive sarà indirizzato a pratiche a favore dell’ambiente, mentre almeno il 55 per centro dovrà incentivare investimenti per lo sviluppo sociale ed economico delle zone rurali“, ha spiegato il relatore. Questi parametri dovranno essere rispettati sostenendo l’agricoltura di precisione, la digitalizzazione e la modernizzazione dei macchinari, la sicurezza sul lavoro e l’assunzione di giovani. Filiere corte, energie rinnovabili ed economia circolare le parole d’ordine: “Siamo orgogliosi di aver spinto l’Unione Europea a mostrare solidarietà a uno dei settori che non si è mai tirato indietro rispetto alle proprie responsabilità nei confronti dei cittadini europei”, ha concluso De Castro.
Nel testo si propone anche di aumentare fino al 400 per cento il tasso di cofinanziamento nazionale o regionale, da 70 a 100 mila euro il livello massimo di sostegno per i giovani agricoltori e da 3 a 5 mila euro l’aiuto ai produttori DOP, IGP e STG per la promozione sul mercato interno. Inoltre, a tutela degli agricoltori dalle catastrofi climatiche e dagli improvvisi crolli di reddito per motivi non di mercato, gli eurodeputati propongono di alzare fino all’80 per cento il contributo pubblico per la gestione del rischio, assicurazioni, fondi mutualistici e strumenti di stabilizzazione del reddito.
In ballo c’è ora la riforma della Pac (parere legislativo su una proposta del 2018), che sarà votata la settimana prossima dal Parlamento Europeo in seduta plenaria e che secondo Dino Giarrusso, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, “dovrà essere ancora più ambiziosa“. In una nota spiega che “sugli eco-schemi, gli allevamenti intensivi, il benessere animale, il biologico e l’agricoltura di precisione non servono compromessi al ribasso ma riforme vere che abbiano come obiettivo la protezione dell’ambiente e un’accelerazione della digitalizzazione delle piccole e medie imprese agricole”. Se il Parlamento deve vincere “la ritrosia di alcuni Stati Membri”, questo è anche nell’interesse dell’Italia: “Grazie alle nuove tecnologie l’agricoltura può diventare il settore del futuro e dare moltissimi nuovi posti di lavoro in un momento di grande incertezza economica”, estendendo i diritti d’impianto (per esempio dei vigneti), normando le etichettature e sostenendo il “made in”. In merito alla questione, De Castro ha brevemente commentato che “si stanno chiudendo tutti i compromessi e siamo vicini a una posizione del Parlamento largamente condivisa. Stiamo andando nella direzione giusta”.