Bruxelles – Non c’è una data cerchiata sul calendario. Presto o tardi le regole di bilancio dell’Unione europea torneranno in vigore, ma per il momento l’orientamento della Commissione è mantenere sospeso il patto di stabilità fino a data da destinarsi. “Disattiveremo le clausole di fuga fino a quando questa seria crisi non sarà finita“, dice il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, intervenendo alla sessione plenaria del Comitato delle regioni europee. Quindi precisa. “Per fine della crisi intendiamo fine nell’UE, e non solo in qualche Stato membro“.
Avanti dunque con le misure di intervento pubblico e di sostegno alle economie. Il patto di stabilità e crescita è stato sospeso a marzo, con l’attivazione delle clausole di fuga (escape clause) che non si pensa di disattivare. Anche perché il negoziato inter-istituzionale su bilancio e fondo per la ripresa non sta procedendo per il meglio, e non è chiaro capire quando le risorse potranno essere rese disponibili. “Ho fiducia che un accorto sul recovery fund possa essere trovato entro fine anno” così da avere la prima tranche di fondi Ue a giugno, l’auspicio di Gentiloni.
La prossima primavera resta comunque il momento del ragionamento sul da farsi. E’ per quel periodo che si deciderà ufficialmente se continuare a tenere le regole da parte oppure no. Ma la strada sembra comunque tracciata. Del resto numeri e indicatori non danno molto scampo all’Europa. Nel 2009 il Prodotto interno lordo dell’UE conobbe una caduta del 4,5% a seguito della crisi economica, in questo momento “le ultime stima a disposizione ci dicono che a fine anno il PIL dell’UE si contrarrà dell’8%, quasi il doppio rispetto alla precedente crisi“.
Nell’attesa di accordi sul bilancio e fondo per la ripresa, e nell’auspicio che nuovi confinamento siano scongiurati, Gentiloni ricorda ai governi nazionali di “pensare locale”. Nell’iter di definizione dei piani nazionali per la ripresa “la Commissione può garantire due cose: impianto e processo”, laddove per impianto di intende la richiesta per i governi di “lavorare con le autorità locali” nella realizzazione delle politiche di rilancio dei territorio, come peraltro già ribadito dalla presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen. Mentre il processo indica che “garantiremo, nel dialogo con i governi, che questo pensare locale avvenga”.