Bruxelles – Evitare una nuova chiusura indiscriminata delle frontiere interne e la frammentazione del mercato unico, e avere regole omogenee per ‘colorare’ le zone colpite dal virus. Le misure che la Commissione europea chiedeva agli Stati per meglio gestire la pandemia di COVID-19 vengono approvate dai ministri per gli Affari europeo dei Ventisette. Il consiglio Affari generali ha approvato oggi (13 ottobre) la raccomandazione per un approccio coordinato alle restrizioni alla libera circolazione.
L’accordo prevede il soddisfacimento di tre requisiti di base. Tutti gli Stati membri dell’UE devono fornire al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) i dati relativi a: numero di nuovi casi notificati ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni; numero di test per 100mila abitanti effettuati nell’ultima settimana (tasso di test); percentuale di test positivi effettuati nell’ultima settimana (tasso di positività del test).
Sulla base di questi dati, l’ECDC dovrà pubblicare una mappa settimanale degli Stati membri dell’UE, suddivisi per regioni, così da sostenere i Paesi nel loro processo decisionale a seconda della situazione, evidenziata da quattro diversi colori uguali per tutti a seconda della diversa situazione epidemiologica.
Le zone d’Europa saranno colorate di verde se il tasso di notifica di 14 giorni è inferiore a 25 e il tasso di positività del test inferiore al 4%.
Sarà invece arancione se il tasso di notifica di 14 giorni è inferiore a 50 ma il tasso di positività del test è del 4% o superiore o, se il tasso di notifica di 14 giorni è compreso tra 25 e 150 e il tasso di positività del test è inferiore al 4%.
Le zone rosse saranno quelle con un tasso di notifica di 14 giorni pari o superiore a 50 e il tasso di positività del test è del 4% o superiore, o se il tasso di notifica di 14 giorni è superiore a 150.
Infine le zone grigie indicheranno se le informazioni sono insufficienti o se il tasso di test è inferiore a 300.
In base agli accordi presi tra i ministri, nessuna limitazione alla libera circolazione va applicata a chi viaggia verso o da aree verdi. Per l’introduzione dei restrizioni si chiede di “rispettare le differenze di situazione epidemiologica tra aree arancioni e rosse e agire in modo proporzionato”. Dovrebbero inoltre tenere conto della situazione epidemiologica nel proprio territorio.
I rappresentanti dei governi sono d’accordo sul fatto che in linea di principio gli Stati membri “non dovrebbero rifiutare l’ingresso a persone che viaggiano da altri Stati membri”. Tuttavia gli Stati conservano la facoltà di decidere. In quel caso, qualora alcuni Stato membri ritengano necessario introdurre restrizioni, potrebbero richiedere alle persone che viaggiano da aree non verdi di o sottoporsi a quarantena o sottoporsi a un test dopo l’arrivo. In tale contesto gli Stati membri possono offrire la possibilità di sostituire questo test con un test eseguito prima dell’arrivo.
“Accogliamo con favore questo accordo per portare più ordine in una situazione attualmente confusa”, il commento soddisfatto dell’interno collegio dei commissari. Il consiglio Affari generali “invia un segnale forte ai cittadini ed è un chiaro esempio dell’azione dell’UE dove assolutamente dovrebbe”. Da questo accordo emerge che nell’UE “abbiamo imparato la lezione: non supereremo la crisi chiudendo unilateralmente le frontiere, ma lavorando insieme”.
I ministri hanno lavorato insieme sulla base della proposta del team von der Leyen per regole più chiare ed omogenee. “La nostra forza come Unione risiede nell’agire all’unisono, per proteggere i nostri diritti e le nostre libertà comuni e la salute dei nostri cittadini”, continua la Commissione. “L’accordo odierno ne è un buon esempio”.