Bruxelles – “Trovare un accordo tra Serbia e Kosovo è una questione di mesi, non di anni“. Per l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, l’indirizzo e le tempistiche dei negoziati tra i due Paesi sono chiari: “L’Unione Europea è qui solo per agevolare il processo, non vogliamo accelerarlo o ritardarlo in maniera artificiosa. Il dialogo è molto sensibile su entrambi i fronti, ma siamo sicuri di riuscire a portarlo a termine”.
Al termine del Consiglio Affari esteri a Lussemburgo di oggi (12 ottobre 2020), Borrell ha ricordato che “l’accesso all’Unione è una prospettiva chiara per tutti i Paesi dei Balcani occidentali“. Se nel caso della Serbia e del Kosovo “c’è in ballo una questione molto particolare e pratica”, per l’UE esistono comunque dei paletti da cui non si può in nessun modo prescindere: “La cooperazione regionale e la politica di buon vicinato sono obblighi vincolanti per il processo di integrazione. Ogni Paese sarà valutato secondo i propri meriti”. Detto questo, “se le parti continueranno a mostrare un atteggiamento costruttivo e i politici sceglieranno il rispetto e la fiducia reciproca, i negoziati tra i due Paesi troveranno uno sbocco naturale a breve”.
Ricordando i tre round di incontri a Bruxelles (12 e 16 luglio e 7 settembre 2020) con il presidente serbo, Aleksandar Vučić, e il premier kosovaro, Avdullah Hoti, Borrell ha ricordato il grande impegno dell’Unione Europea meglio ultimi mesi nel farsi “facilitatore della risoluzione delle controversie nella regione, in collaborazione con i nostri partner statunitensi”. Lo ha dimostrato anche la recente visita del commissario europeo per la Politica di vicinato e l’allargamento, Oliver Varhelyi, in tutti i Paesi dei Balcani occidentali (7-10 ottobre) per illustrare il Piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali e le raccomandazioni della Commissione Europea sulle prossime tappe da seguire per i partner secondo il Pacchetto sull’Allargamento 2020.
Ma il punto più delicato, come riscontrato anche da Várhelyi, rimane ancora quello che riguarda le posizioni contrastanti tra Serbia e Kosovo, in particolare sulla questione del mutuo riconoscimento. Proprio ieri (domenica 12 ottobre) il presidente kosovaro, Hashim Thaci, ha sostenuto che “il dialogo tra Belgrado e Pristina deve avere in agenda un solo punto, il reciproco riconoscimento“. Thaci avrebbe comunicato “ai responsabili a Bruxelles e a Washington che il dialogo tra Kosovo e Serbia è entrato in una nuova fase”. Di contro, il presidente serbo Vucic ha ribadito che Belgrado è pronta al negoziato e al compromesso, ma che “non tollera nessun ultimatum e nessuna presa di posizione unilaterale“. Ha rincarato la dose il ministro della Difesa serbo, Aleksandar Vulin: “Thaci dovrebbe esprimersi solo sulle accuse di crimini di guerra a carico dell’UCK [Esercito di liberazione del Kosovo, ndr] mossegli dal Tribunale speciale dell’Aja”. Le posizioni sembrano ancora molto distanti, nonostante la comune prospettiva sul lungo periodo di entrambi i Paesi di mettere piede nell’Unione Europea. Che sia questione di mesi – come ha sostenuto fermamente Borrell – solo il tempo potrà confermarlo.