La minaccia di un consigliere comunale di Ferrara di voler esercitare un controllo sull’acquisto dei libri delle biblioteche comunali è una sonora fanfaronata che non potrà avere nessun esito perché la responsabilità dell’acquisto dei libri delle biblioteche comunali spetta esclusivamente ai dirigenti delle dette biblioteche. In più, i fondi aggiuntivi che le biblioteche riceveranno nei prossimi mesi grazie ai nuovi decreti provengono direttamente dal Ministero dei Beni Culturali e il Comune non ha nessun titolo per gestirli.
È invece di una gravità inaudita che simili propositi di censura vengano sollevati in una giunta comunale della Repubblica italiana e nella mia qualità di Presidente del Centro per il libro e per la lettura condanno fermamente l’accaduto. So che è inutile rivolgersi a chi pretende di giudicare in vece nostra la bontà di un libro e quindi di un’idea e addirittura pretende di avere un controllo anche sui libri scolastici. Gente simile deve avere ben poca dimestichezza con i libri e ancor meno con la libertà di pensiero e con lo stato di diritto.
Mi rivolgo quindi a chi i libri invece li sa apprezzare e li tiene in grande considerazione. Nel suo saggio “La repubblica delle lettere” Marc Fumaroli racconta come nei secoli che vanno dal Quattrocento fino ad Ottocento inoltrato i letterati di tutta l’Europa intrattenessero una fitta rete di relazioni proprio attraverso i libri. La cultura classica, allora universalmente diffusa nella classe colta di ogni paese, era la materia della loro conversazione che si svolgeva attraverso scambi epistolari, pubblicazioni di libri e incontri personali. I letterati di quella che Petrarca chiamò “la repubblica delle lettere” continuarono a dialogare anche nei periodi più cupi della storia europea, durante la Riforma e la Controriforma, mentre ardevano i roghi dell’Inquisizione, fra le guerre di religione e le rivoluzioni.
Anche se di fede diversa e senza rinunciare in nulla alle loro convinzioni, questi uomini non persero mai di vista il bene comune che risiede nello scambio e nella condivisione culturale, nell’apprezzamento di una cultura che travalica frontiere e opinioni perché è universale e non appartiene a nessuno. È questa rete di letterati che ha permesso alle culture europee di permearsi e di intrecciarsi nella loro lunga storia e di essere giunte alla modernità condividendo uno zoccolo duro di comunanza e di vicinanza intellettuale. È da questa base che si è potuti ripartire dopo la tragedia della guerra mondiale e dell’Olocausto nella costruzione di un’unità politica con il progetto dell’Unione europea. Marc Fumaroli sostiene addirittura che solo la continuità di questo dialogo culturale tenuto vivo dai libri potrà assicurare la nascita di un’autentica coscienza comune europea, condivisa da tutti. Ecco questo è il mio invito.
Per sventare la brutalità dell’ignoranza cieca che ci attornia, di queste forze politiche torbide a cui la libertà di pensiero fa paura e che ora pretendono addirittura di censurare i libri come un regime dittatoriale, leggiamo, coltiviamo anche noi la repubblica delle lettere, teniamo accesa la vivacità intellettuale, la curiosità, l’apertura mentale, la ricerca del bene comune che attraverso i libri si perfeziona perché la parola scritta ci aiuta a vedere oltre l’angusto presente, ci eleva all’astrazione e all’introspezione. E poi perché, come dice il vecchio proverbio, ne uccide più la penna della spada.
*Diego Marani è presidente del Cepell, Centro per il libro e per la lettura.