Bruxelles – È arrivato il momento di intensificare la lotta all’antisemitismo nell’Unione Europea. Nel giorno dell’ultima testimonianza pubblica di Liliana Segre, le istituzioni europee prendono una netta posizione sulla questione, a partire dal consiglio Giustizia e affari interni UE: “Gli ebrei non si sentono più al sicuro in molti Paesi dell’Unione, subiscono attacchi e vengono offesi. Soprattutto su Internet, in questi tempi di pandemia vediamo sempre più commenti di istigazione all’odio antisemita”, ha denunciato in conferenza stampa la ministra tedesca della Giustizia, Christine Lambrecht, presidente di turno. “Come Stati membri, abbiamo concordato di rafforzare la lotta all’antisemitismo e sostenere le vittime“, ha aggiunto.
A un anno esatto dall’attacco terroristico di stampo antisemita alla sinagoga di Halle, in Germania, che ha causato due vittime, la ministra tedesca ha voluto riaffermare che “tutto questo è inaccettabile in uno Stato di diritto. Dobbiamo assicurare la sicurezza della vita di tutti i cittadini e difendere coloro che si sentono minacciati”. Come emerge dal rapporto dell’Agenzia sul razzismo in Europa presentato ai ministri europei, “solo il 20 per cento di questi attacchi alla propria incolumità fisica e morale viene denunciato dalle vittime di antisemitismo“. Reati che devono essere perseguiti dalle autorità statali, “ma serve una giusta preparazione per le forze di polizia e per il settore della giustizia, implementando la possibilità di fare denunce anonime”, ha ricordato Lambrecht. Servono inoltre “criteri chiari e migliori statistiche. Dobbiamo stringere di più il rapporto con le comunità ebree, perché sono ancora troppi gli incidenti che non riusciamo a registrare”. Tutto questo implica “una presa di coscienza maggiore negli Stati membri e un impegno costante contro l’antisemitismo“.
Anche il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, è intervenuto oggi sul tema, con un videomessaggio inviato alla cerimonia per l’ultimo intervento pubblico della senatrice a vita a Rondine (Arezzo), cittadella della Pace: “Purtroppo il virus dell’antisemitismo è ancora molto presente nella cultura europea e nelle nostre società”. Tuttavia, “Segre ha deciso di lasciare ai giovani il suo grande patrimonio morale. È un grande dono che sia riuscita a sopravvivere all’inferno di Auschwitz, perché ci ha permesso di conoscere, non dimenticare e migliorare”, ha aggiunto il presidente del Parlamento.
L’ultima testimonianza di Segre è avvenuta in un tendone fuori dalla comunità che da 26 anni ospita ragazzi di nazioni in guerra, educandoli alla solidarietà e alla pace. Presenti anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, della Camera, Roberto Fico, e del Senato, Maria Elisabetta Casellati. La storia della donna che nel 1938 fu espulsa dalla terza elementare della scuola Ruffini di Milano, quando vennero emanate le leggi razziali, e internata nel campo di Auschwitz è stata ripercorsa in collegamento streaming con le scuole di tutta Italia. “Non ho perdonato e non ho dimenticato. Ma ho imparato a non odiare”, ha spiegato Segre. La senatrice ha poi ricordato che “sono stata anche io clandestina, sono stata anche io richiedente asilo. So cosa vuol dire essere arrestati e rispediti indietro nel Paese dal quale si deve scappare per non morire, quando si crede di aver raggiunto la libertà”. La fine è un’esortazione sincera alle nuove generazioni a superare l’odio, di qualsiasi natura: “Non pensate sempre che i genitori siano forti, proteggeteli perché hanno bisogno di voi. Gli adolescenti sono fortissimi, scegliete sempre la vita, un passo davanti all’altro”. L’appello della donna che riuscì a sopravvivere ad Auschwitz è un monito anche all’Unione Europea di continuare a rafforzare le sue politiche nella lotta contro l’antisemitismo.