Bruxelles – Un salto indietro nel tempo di 354 anni. Nella guerra (diplomatica) per il pesce netta trattativa tra Unione e Regno unito potrebbe fare ora la sua entrata in scena anche il Privilegio di Pesca, una carta del 1666 emessa da re Carlo II d’Inghilterra, che a quasi quattro secoli di distanza renderebbe ancora più intricato il groviglio del post-Brexit. Se non sarà trovato un accordo sulla pesca tra Unione Europea e Regno Unito prima della fine del periodo di transizione post-Brexit (31 dicembre 2020), il governo delle Fiandre potrebbe invocare questo documento a garanzia del proprio diritto di pescare nelle acque del Regno Unito. Il documento sancisce “l’accesso eterno” alla costa britannica a 50 pescatori della città fiamminga di Bruges.
Non è una voce di corridoio, né tantomeno una supposizione ardita. Arriva proprio dall’intervento del rappresentante del governo del Belgio presso l’UE, Willem van de Voorde, durante la riunione degli ambasciatori dell’UE a Bruxelles sulla questione del futuro accesso delle flotte pescherecce europee alle acque britanniche (mercoledì 7 ottobre). Quello che tre secoli fa fu una dimostrazione di gratitudine del sovrano inglese per essere stato accolto in esilio dal 1656 al 1659 a Bruges, è ancora oggi un accordo il cui status giuridico rimane aperto. E le Fiandre sembrano non aver paura a rivendicarlo nel caso più estremo: dopo aver cercato assistenza legale, il governo ha inviato una copia della Carta al capo negoziatore per la Brexit, Michel Barnier. Ancora nessuna posizione ufficiale dalla Commissione.
Il documento del 1666 si inserisce d’improvviso in uno dei punti più critici dei negoziati tra l’Unione Europea e il Regno Unito, ovvero gli accordi internazionali di pesca nella fase post-Brexit. “Senza una soluzione a lungo termine, equa e sostenibile sulla pesca, semplicemente non ci sarà una nuova partnership economica con il Regno Unito”, è la posizione di Barnier. Diktat che si scontra con la linea del governo britannico di voler escludere i pescatori irlandesi e degli altri Stati membri UE (tra cui i fiamminghi, dunque) dalle acque in cui pescavano anche prima che Irlanda o Regno Unito aderissero alla Comunità economica europea nel 1973.
Nel prossimo Consiglio Europeo (15-16 ottobre), i leader dell’UE si riuniranno per discutere delle relazioni con la controparte britannica, con le trattative che dovrebbero concludersi entro la fine del mese. Una delle missioni è trovare una linea comune per evitare che il Regno Unito interrompa l’accesso alle acque per tutte le navi dell’UE. Intanto ieri (8 ottobre), il ministro francese degli Affari europei, Clément Beaune, ha sostenuto che Parigi “non svenderà le sue comunità di pescatori per ottenere un accordo”, mentre il suo omologo olandese, Stef Blok, è stato ancora più minaccioso: “I nostri pescatori non dovranno pagare il prezzo per le scelte della Gran Bretagna. Un cattivo accordo sarebbe il peggior risultato, siamo pronti anche a uno scenario di no deal“. Le Fiandre hanno trovato una risposta più originale. Con buona pace di chi è convinto che la storia non abbia alcuna utilità pratica.