Roma – I traguardi dell’agenda 2030 con la crisi da Coronavirus rallentano o a volte arretrano, serve il colpo d’ala. Un monito che vale per l’Italia e per il mondo, lanciato al Festival dello sviluppo sostenibile cominciato il 22 settembre e che giovedì ha celebrato la giornata conclusiva.
Evento che in videocollegamento con la sala delle conferenze internazionali della Farnesina, ha ospitato personalità di rilievo, dalla vice segretaria generale dell’Onu Amina J, Mohammed, al padrone di casa e ministro degli Esteri Luigi di Maio, dal Commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, ha illustrato il bilancio di due settimane di lavoro, 812 eventi non solo in Italia e che, nonostante le tante difficoltà, sono stati seguiti in streaming da oltre 24 milioni di persone. Uno sforzo sostenuto con l’importante supporto del Ministero degli Esteri, sottolineato nel saluto iniziale da Luigi Di Maio, che ha ricordato “l’importanza di muoversi in maniera coordinata e globale di fronte ai grandi problemi” e le scelte per uno sviluppo sostenibile lo confermano.
La pandemia che ha peggiorato i livelli di povertà, i gap sanitari e d’istruzione, sono stati richiamati da Amina Mohammed. L’Onu invita i governi ad ascoltare le voci dei giovani a coinvolgerli per far crescere la consapevolezza di tutti i cittadini. “La salute e l’emergenza ambientale sono interconnesse- ha spiegato – la crisi incombe soprattutto sui Paesi in via di sviluppo”.
Le politiche “devono affrontare la crisi ma anche contenere gli impatti ambientali che la stessa produce”, ha ricordato Giovannini, che ha portato l’esempio della “resilienza trasformativa” indicata dalla Commissione europea. “Le scelte adottate sono una vera svolta per lo sviluppo sostenibile e l’UE ha tenuto la barra dritta di fronte alle tante resistenze”. Al governo l’invito ad adottare lo stesso passo nell’impegno dei fondi messi a disposizione e nel piano di resilienza affrontare con coraggio il taglio dei 19,7 miliardi di sussidi dannosi per l’ambiente, attualmente in vigore.
Nell’attesa che l’esecutivo dia le risposte, Paolo Gentiloni ricorda l’emozione da ex ministro degli Esteri quando fu firmata da 193 Paesi l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile con la condivisione dei 17 obiettivi. “L’UE vuole essere protagonista nella causa del multilateralismo e della sostenibilità” spiega, citando la carta d’identità del Green deal e l’obiettivo della neutralità climatica al 2050.
55-37-30, Gentiloni cita la terna verde del programma Next generation EU, dove 55 % è il nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni (che il Parlamento vorrebbe fino al 60%) 37 % la quota di investimenti per la sostenibilità ambientale. Del grande investimento del NGEU, 750 miliardi di euro di debito comune per la causa della ripresa, il 30 % sarà finanziato da green bond, l’emissione più alta mai fatta a livello mondiale. Un piano che “si tradurrà per le questioni di cui sono responsabile in una revisione del sistema di tassazione europea, già nel prossimo semestre quello per l’energia”, un sistema vecchio di 18 anni continua purtroppo a sostenere i combustibili fossili. Una politica economica coordinata la gli obiettivi di sostenibilità e questo “si tradurrà nel semestre europeo e nella valutazione dei risultati di ogni Paese nel conseguire questa sfida.
Il passaggio lo porta a parlare dell’Italia e delle prospettive legate al piano nazionale. “Next generation Eu non è un nome scelto a caso, pensiamo alle grandi priorità delle prossime generazioni non inseguiamo le mille richieste alla ricerca di consensi effimeri e improbabili”. Quindi ha invitato a cogliere questa sfida per un piano di qualità: “Riforme e investimenti andranno realizzati in tempi certi e relativamente brevi ma dovranno avere effetti duraturi per lo sviluppo e per la qualità dei nostri conti pubblici”. Non vi nascondo le difficoltà di un negoziato difficile – ammette Gentiloni – le difficoltà le differenze tra Paesi non sono affatto scomparse e vanno affrontate ogni giorno per evitare ritardi dannosi”.
Prende il testimone il presidente del Consiglio Giuseppe Conte “consapevole che questo è il momento delle scelte per un patto intergenerazionale”. Assicura che il progetto del governo già dal suo insediamento è molto impegnativo e che “c’è assoluta sintonia con la Commissione europea e lavoriamo nella stessa direzione”. “Nei confronti dell’Italia è stato fatto un investimento di fiducia, è un patrimonio di credibilità che non dobbiamo disperdere. Abbiamo l’occasione di recuperare i ritardi, superare politiche non più adeguate e voltare pagina verso un modello di sviluppo sostenibile e più inclusivo dal punto di vista sociale”.