Bruxelles – Le premesse sono buone. C’è disponibilità da parte degli Stati membri a intavolare un dialogo costruttivo sulla proposta della Commissione europea sul nuovo patto per l’immigrazione e l’asilo, presentato lo scorso 23 settembre. Lo sottolinea il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, al termine di un Consiglio degli Affari Interni virtuale (8 ottobre), in cui si è discusso per la prima volta di come realizzare la politica migratoria comune europea.
Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro: è nell’interesse della Germania, come presidente di turno al Consiglio UE, “fornire certezze a questi cinque Paesi in prima linea per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori alle frontiere”, ai cui confini arriva la maggior parte dei migranti in quanto Paesi di primo ingresso, “sul fatto che non saranno lasciati soli con numeri troppo alti di richiedenti asilo da gestire”, assicura il ministro. “Hanno preoccupazioni che dobbiamo prendere sul serio, evitare che si trovino ad avere sulle spalle la gestione dei flussi”. Sono questi i Paesi del Mediterraneo che chiedono maggiore solidarietà agli altri Stati membri e che temono che il meccanismo di solidarietà proposto dall’Esecutivo, di fatto vincolante ma senza ricollocamenti obbligatori, non cambi la situazione ai loro confini.
Insieme alla commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson, il ministro tedesco ha parlato di un incontro promettente. “Sono ottimista sul fatto che possa avere successo”, ha detto Seehofer. L’obiettivo del governo tedesco è quella di raggiungere un accordo politico entro la fine dell’anno sulla base di una proposta della Commissione europea, per poi finire di adottare gli atti giuridici sotto la presidenza portoghese dell’UE, che sarà avviata a gennaio 2021.
Berlino sta cercando di operare una mediazione, ma il grosso sarà dunque lasciato in mano alla presidenza di Lisbona. Nell’idea della Commissione europea la nuova politica migratoria comune dovrebbe entrare in vigore non prima del 2023. Al via dunque nei prossimi mesi “contatti bilaterali” con gli Stati membri per conciliare gli interessi di tutti.
La “discussione è stata proficua” ha ripetuto anche la commissaria Johansson. Gli Stati membri si sono mostrati “pronti a iniziare il negoziato”. Il tema più discusso sul tavolo è la gestione dei rimpatri e del meccanismo di solidarietà. La commissaria in conferenza stampa ha precisato che tutti gli Stati membri hanno sollevato delle questioni, “nessuno ha espresso piena soddisfazione” sul nuovo patto, ma si tratta di un buon punto di partenza. Quella presentata lo scorso 23 settembre è una proposta “bilanciata”, un compromesso che per la Commissione è sufficiente per trovare nei prossimi mesi un buon “accordo politico” tanto con il Consiglio quanto con il Parlamento europeo.