Bruxelles – Il Parlamento europeo alza la posta sul clima. Con 392 voti favorevoli, 161 contrari, 142 astenuti gli eurodeputati hanno dato il via libera definitivo alla legge europea sul clima, il regolamento proposto dalla Commissione europea lo scorso 4 marzo per rendere giuridicamente vincolante l’obiettivo di riduzione delle emissioni fino al completo azzeramento al 2050.
Con un emendamento votato martedì 6 ottobre i deputati hanno chiesto di fissare al 60 per cento la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in Ue entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), invece del 55 per cento proposto dalla Commissione europea lo scorso 17 settembre. Questo nell’ottica di raggiungere più rapidamente l’obiettivo climatico dell’Ue a lungo termine, ovvero la piena neutralità climatica entro metà secolo. L’emendamento in questione sull’obiettivo intermedio al 2030 è passato con 352 voti a favore, 326 contrari e 18 astensioni. Una maggioranza esigua.
We did it! 60% did win! Now we take the climate policy to a higher level! Thank you EP for givning me that mandate. @TheProgressives pic.twitter.com/ZzlSnwoDjc
— Jytte Guteland (@JytteGuteland) October 7, 2020
Come avevamo anticipato, a sostegno di un obiettivo climatico superiore alla riduzione di -55 per cento al 2030, come proposto dalla Commissione europea, si sono compattati i gruppi di Renew Europe (favorevoli a un taglio del 60 per cento), Socialisti e Democratici (al -65 per cento), Verdi (al -65 per cento) e sinistra unitaria della GUE (al -70 per cento). La maggior parte degli eurodeputati del Partito popolare europeo (PPE) – partito di maggioranza nell’emiciclo e area politica di appartenenza della presidente della Commissione – ha sostenuto l’obiettivo di -55 per cento come fissato da von der Leyen. L’obiettivo di ridurre del 55 per cento le emissioni nette di CO2 “è una grande sfida per le aziende in Europa. Se non lo faremo bene, perderemo quei posti di lavoro a favore della Cina o degli Stati Uniti. L’obiettivo del -60 per cento è un salto nel vuoto“, sostiene il capogruppo Manfred Weber spiegando in questi termini la posizione maggioritaria nel gruppo. L’ala dei popolari teme infatti un impatto troppo gravoso nei confronti dell’industria europea nell’accelerare la transizione. Contro al nuovo target si sono schierati anche i conservatori dell’ECR e l’estrema destra di Identità e democrazia.
Tra gli italiani a votare contro la richiesta di innalzare gli obiettivi climatici ci sono le delegazioni di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Favorevoli invece gli europarlamentari del Partito democratico, Movimento 5 stelle e Italia Viva.
Respinta inoltre la proposta della Commissione di includere nel computo del taglio delle emissioni al 2030 anche i cosiddetti serbatoi di carbonio (carbon sink) come foreste e praterie, che fungono da veri “bacini naturali” di assorbimento di anidride carbonica. Bocciato con 557 contro, 135 a favore e tre astensioni un emendamento presentato dai Conservatori (dunque anche eurodeputati di Fratelli d’Italia) e Identità e democrazia (di cui la Lega fa parte all’Europarlamento) che chiedeva di bocciare l’intera proposta della Commissione europea sul clima. Il gruppo ID si è in più di un’occasione detto contrario all’idea di vincolare giuridicamente un obiettivo climatico. Mentre dall’ECR si temono invece potenziali effetti socio-economici dannosi che la legge sul clima potrebbe avere sulla vita e sui posti di lavoro dei cittadini europei. “Il loro maldestro tentativo al Parlamento europeo di cestinare gli impegni europei in difesa dell’ambiente sono stati respinti, chissà quale lobby stavano difendendo con il loro emendamento”, accusa Ignazio Corrao, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.
Passa infine la richiesta degli eurodeputati di utilizzare il budget di CO2 (che dovrà essere introdotto dalla Commissione entro il dicembre 2021) per verificare il percorso dei singoli Stati verso il traguardo di “zero emissioni” al 2050. Il meccanismo prevede di calcolare la quantità massima di emissioni da emettere a livello globale in un dato periodo, che non può essere superata per rimanere in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima (circoscrizione del surriscaldamento globale sotto 1,5°). La Commissione europea proponeva invece di valutare entro settembre 2023 (e poi ogni 5 anni) il percorso delle misure nazionali ed europee intraprese per raggiungere gli obiettivi.
I deputati chiedono inoltre l’istituzione di un Consiglio europeo per i cambiamenti climatici (ECCC) come organismo scientifico indipendente per valutare i progressi compiuti in tale direzione e lo stop ai sussidi (diretti e indiretti) ai combustibili fossili da parte di tutti gli Stati membri entro la fine del 2025.
“Un passo storico per la politica climatica dell’Unione europea. Oggi è stata adottata la legge sul clima più ambiziosa per la più grande area economica del mondo”, commenta Michael Bloss, europarlamentare dei Verdi. Con gli strumenti proposti dal Parlamento europeo “abbiamo creato gli strumenti climatici per contenere la crisi climatica”. Ora spetta al Consiglio europeo ascoltare le richieste di Parlamento e cittadini europei.
La parola ai Ventisette
La Commissione europea, nonostante gli eurodeputati abbiano chiesto di alzare il target, si dice contenta dell’approvazione da parte del Parlamento, questo consentirà di progredire nei negoziati a tre (il cosiddetto ‘trilogo’). “Il PE invia un messaggio forte sulla necessità di ambizione nell’affrontare la crisi climatica”, commenta in un tweet il vicepresidente esecutivo in capo al Green Deal, Frans Timmermans. “Una volta che il Consiglio avrà stabilito la sua posizione, dovremmo essere in grado di decidere rapidamente di recepire la neutralità climatica entro il 2050”. Dopo il via libera dell’Europarlamento, infatti, la legge europea sul clima approderà infine sul tavolo del Consiglio europeo (15-16 ottobre), con la prospettiva di concludere i negoziati entro la fine del 2020, secondo le aspettative della presidenza tedesca di turno.
In sede di Consiglio sarà più complicato trovare una convergenza tra i Ventisette in tempi rapidi. Di sicuro gli Stati membri cercheranno di negoziare al ribasso la proposta del Parlamento europeo sul nuovo obiettivo climatico intermedio, a quanto risulta la maggior parte dei Paesi membri è in linea con l’obiettivo della Commissione di ridurre le emissioni al massimo per il 55 per cento. Più reticenze si incontreranno nel dialogo con i Paesi dell’Est Europa che continuano a insistere sulle loro difficoltà a raggiungere gli obiettivi e dunque chiedono il sostegno dell’UE per la transizione verso un’Europa ‘carbon free’. La Polonia, tra le altre cose, è stato l’unico Paese europeo che al vertice del 12 e 13 dicembre 2019 si è tagliata fuori dalla promessa di azzerare le emissioni nette entro il 2050, come previsto nel quadro del Green Deal europeo. Il Consiglio europeo avrebbe dovuto tornare sulla questione di Varsavia al Summit di giugno 2020, ma la pandemia e gli effetti della crisi sanitaria hanno cambiato radicalmente l’agenda dei vertici europei che si sono susseguiti da marzo ad oggi.
Proprio in vista della discussione del Consiglio europeo sul livello di ambizione del nuovo obiettivo climatico per il 2030, un insieme di 47 organizzazioni, oltre 800 aziende e 330 ONG hanno scritto una lettera congiunta invitando i leader dell’UE a concordare il livello obiettivo più ambizioso per il 2030 di quello proposto dalla Commissione europea.