Bruxelles – Caffè e birrerie chiuse per un mese, stadi aperti. La politica del doppio metro di giudizio in Belgio desta qualche punto di domanda, eppure il Paese ha preso le sue disposizioni anti-COVID. A fronte di un aumento dei numero dei casi positivi al Coronavirus, le autorità belghe hanno disposto, a partire da oggi (8 ottobre) una chiusura di 30 giorni per i locali considerati come responsabili di assembramenti e contagi. Nel giorno in cui scatta il mini-lockdown, la nazionale di calcio del Belgio disputa l’incontro amichevole con la Costa d’avorio, avvenimento aperto al pubblico. Saranno 7mila gli spettatori ammessi allo stadio Re Baldovino di Heysel.
Inizialmente si era ipotizzato di aprire le porte dello stadio ad un numero di spettatori superiore. L’impianto ha una capacità complessiva di 50mila posti, e si riteneva che il distanziamento si poteva garantire anche con un 8.500 tifosi. Alla fine saranno settemila. Una decisione che lascia qualche perplessità e che indubbiamente dimostra che il lockdown non vale proprio per tutti.
La decisione di riaprire gli stadi era stata adottata nelle scorse settimane. Attualmente può entrare un numero limitato di persone, che devono portare obbligatoriamente la mascherina. A Bruxelles attualmente fissato a 6.000 il massimo consentito per i tifosi dell’Anderlecht e 1.600 per i tifosi dell-Union Saint Gilloise.