(ha collaborato Emanuele Bonini)
Bruxelles – Le disposizioni del governo Orban contro le università straniere sono illegali. La Corte di giustizia dell’UE boccia la politica adottata dal leader di Fidesz contro l’ateneo di George Soros. “Le condizioni introdotte dall’Ungheria per permettere agli stabilimenti di insegnamento superiore stranieri di esercitare le loro attività sul suo territorio sono incompatibili con il diritto dell’Unione”.
Il 4 aprile 2017 l’Ungheria ha adottato, con urgenza, una legge che modifica la legge sull’istruzione superiore. L’obiettivo dichiarato è quello di una salvaguardia della qualità delle attività di insegnamento dell’istruzione superiore. in pratica le università straniere possono essere aperte nel Paese solo se esiste un accordo internazionale tra Budapest e il Paese d’origine degli atenei, e se questi ultimi forniscono gli stessi stessi servizi anche nel proprio Paese d’origine.
Questa mossa, nella pratica, ha portato alla chiusura della Central European University (Ceu), l’Ateneo finanziato dal magnate americano George Soros, inviso al governo di Viktor Orban. Oltre alla decisione ‘politica’ sullo specifico ateneo, in linea generale la normativa ungherese ha finito per creare restrizioni e discriminazioni. Conclusioni a cui era giunta la Commissione europea, che ha deciso di trascinare lo Stato membro davanti alla Corte di Lussemburgo. Qui l’avvocato generale si era espresso contro la legge anti-Soros. Oggi la Corte conferma questa interpretazione di diritto.
“L’Ungheria non ha rispettato i suoi obblighi in materia di libertà di stabilimento, libera circolazione dei servizi”, si legge nella sentenza della Corte, che rileva anche come la stessa legge sia “contraria alle disposizioni della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.
C’è di più. Non c’è solo il diritto comunitario ad essere disatteso. Secondo i giudici di Lussemburgo il Paese dell’est “non ha rispettato gli impegni” sul trattamento nazionale dati dall’Accordo generale sugli scambi di servizi (GATS), concluso nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Budapest è in aperta violazione del diritto internazionale.
“La sentenza è una vittoria per i valori fondamentali dell’Unione europea”, il commento di George Soros, deluso perché “la decisione arriva troppo tardi per la CEU“. Come ateneo, denuncia, “non possiamo tornare in Ungheria perché le sue leggi in vigore non soddisfano i requisiti della libertà accademica”. Il governo ungherese, prosegue il presidente e fondatore dell Open Society Fundation, “continua a calpestare il diritto dell’Unione europea”. Dato che in sede UE si sta discutendo come garantire che i suoi fondi siano utilizzati in conformità con lo Stato di diritto, “chiedo all’UE di fare dell’Ungheria un banco di prova“.