Bruxelles – “Sarebbe del tutto irresponsabile un no deal durante una pandemia globale”. È questo il secco commento sulle fasi finali delle trattative post-Brexit da parte del ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, a margine dell’incontro di oggi (lunedì 5 ottobre) con Michel Barnier, capo della task force UE per il negoziato con il Regno Unito. “La gente, sull’uno e l’altro fronte, ha già abbastanza da fare con le implicazioni sanitarie ed economiche del Covid”, ha spiegato il ministro, mettendo in guardia dal fallimento delle trattative. Barnier è stato in visita a Berlino, dove ha incontrato anche la cancelliera Angela Merkel, per discutere degli ultimi nodi sul commercio post-Brexit: “Con la presidenza tedesca di turno del Consiglio lavoriamo sodo per raggiungere un giusto accordo col Regno Unito. Siamo fermi e determinati”, ha dichiarato il capo negoziatore UE.
Da parte britannica la porta rimane socchiusa, ma fanno rumore le nuove dichiarazioni del premier Boris Johnson. In un’intervista alla Bbc ha ribadito ieri che Downing Street vuole raggiungere un accordo post-Brexit con l’Unione Europea, ma che “devono essere tenute in conto le richieste britanniche”. Se questo non dovesse accadere, “il Regno Unito potrà convivere con l’eventualità di un no deal“.
Gli sviluppi del week-end
Il fine settimana aveva riservato un apparente passo avanti, non tanto per lo sviluppo delle trattative quanto piuttosto per le dichiarazioni d’intenti delle due parti. Al termine del colloquio telefonico di sabato pomeriggio (3 ottobre) tra il premier britannico e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, i due leader avevano sì riconosciuto l’esistenza di divergenze sulle trattative per le future relazioni commerciali, ma avevano anche chiesto ai rispettivi capi negoziatori – David Frost e Michel Barnier – di spingere per “colmare le lacune“. I temi di contrasto rimangono in particolare quelli del settore della pesca, della concorrenza leale e aperta (level playing field), del confine irlandese e della protezione dati.
Dopo una settimana di toni particolarmente accesi – in cui era stata la stessa presidente della Commissione ad annunciare il primo passo per l’apertura della procedura d’infrazione – Johnson e von der Leyen sabato avevano cercato di smorzare i toni e il clima di pessimismo del nono round di negoziati. L’importanza di arrivare a una intesa per una futura relazione strategica tra Ue e Regno Unito non aveva comunque fatto dimenticare le distanze: entrambi i leader avevano confermato la valutazione dei capi negoziatori, secondo cui ci sono stati progressi nelle ultime settimane, ma sempre in presenza di quelle “significative lacune”. L’invito a colmarle è sembrato essere un ultimo tentativo di trovare un compromesso che in qualche modo soddisfi tutti.
Per Frost questo lavoro “inizierà appena possibile”” già questa settimana. Ma l’ambiente a Londra si è subito raffreddato dopo le parole del ministro degli Esteri, Dominic Raab, che al congresso annuale del Partito conservatore ha dichiarato: “Sono lontani i tempi in cui eravamo messi contro il muro da Bruxelles. Vogliamo un accordo di libero scambio, ma che sia equo”. Da quel momento, le parole di Johnson prima e del ministro degli Esteri tedesco oggi, hanno riportato le nuvole nere sul cielo dell’accordo post-Brexit.
Il periodo di transizione scade il 31 dicembre 2020 e le due parti hanno indicato come data limite per trovare un’intesa la fine del mese di ottobre: una volta trovato l’accordo, si dovrà poi procedere alle approvazioni parlamentari. Il dossier approderà al prossimo vertice europeo il 15-16 ottobre, quando il Consiglio Europeo farà il punto sull’attuazione dell’Accordo di recesso. Saranno discussi i lavori preparatori per tutti gli scenari che potrebbero presentarsi a partire dal 1° gennaio 2021: l’obiettivo è comunque quello di evitare il no deal, ipotesi che potrebbe scuotere ancora di più le due economie, già indebolite dalla pandemia Covid-19.