Roma – Prima i dossier internazionali con le sanzioni al regime bielorusso di Lukashenko e gli avvertimenti alla Turchia, in difesa di Grecia e Cipro. Poi il confronto “preoccupato” con gli altri 27 leader per le emergenze della pandemia da Coronavirus che ha ripreso la sua corsa in mezza Europa e che impone un coordinamento sempre stretto e condivisione delle informazioni.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo il vertice europeo si è trattenuto in una brevissima conferenza stampa, in cui solo tre giornalisti hanno potuto fare delle domande. Numerose le proteste degli esclusi che hanno saputo solo dopo che le iscrizioni degli interventi erano state raccolte in anticipo.
È stato “un equivoco organizzativo” ha ammesso lo staff di comunicazione che ha lasciato senza supporto il premier italiano davanti alla video call a cui erano collegati una ventina di cronisti da Bruxelles o da casa. Nessun dolo o censura, ci tengono a precisare anche se incidenti di questo tipo non sono rari, da quando gli incontri con i giornalisti si svolgono a distanza.
Sull’emergenza da contagi in risalita, Conte ha confermato l’intenzione di prorogare lo stato di emergenza fino al 31 gennaio, dubito dopo il passaggio in Parlamento che presumibilmente avverrà la prossima settimana. Imminente anche la una campagna di sensibilizzazione per l’applicazione di contact tracing Immuni, che ha una diffusione ancora troppo limitata. Dopo gli ultimi contagi di due senatori, si è infatti scoperto che i primi a evitare di scaricarla sono proprio i parlamentari italiani.
Infine Conte ha esposto la posizione italiana davanti allo stallo dei passaggi tecnici del Next generation EU che potrebbe causare ritardi all’erogazione concreta delle risorse. “L’Italia non permetterà di alterare o procrastinare l’entrata in vigore del Recovery fund. Dobbiamo lavorare per attuare al più presto le previsioni regolamentari, che non possono – lo dico con chiarezza – mettere in discussione un impegno politico preso a luglio.