Bruxelles – Avanti in nome del mercato unico, ma non così velocemente per rilanciarne le economie. La pandemia di Coronavirus spinge i capi di Stato e di governo ad accelerare sulla ristrutturazione e il completamento del single market, ma i soliti noti (Polonia e Ungheria) non permettono di procedere con il meccanismo per la ripresa. Si chiude così un summit straordinario dei leader all’insegna di un consenso solo parziale.
I Ventisette sono d’accordo sulla “necessità di tornare quanto prima al normale funzionamento del mercato unico”, e questo implica affrontare le barriere e le debolezze rimanenti. Si vogliono evitare nuove chiusure delle frontiere. “Sessanta milioni di posti di lavoro dipendono dal mercato unico”, ricorda la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Tutti d’accordo quindi a rimuovere le barriere ingiustificate rimanenti, in particolare nel settore dei servizi, e astenersi dal crearne di nuove, così come aggiornare le regole di concorrenza per favorire gli obiettivi di un’economia sostenbili e digitale. Ci si dà appuntamento per il prossimo anno. E’ nel 2021 che la Commissione UE dovrà presentare un rapporto sul tema. “Lavoriamo a nuove regole di concorrenza che siano efficaci per competere nel mondo digitale”, assicura von der Leyen.
Altro imperativo di breve e medio periodo è investire nell’istruzione, nella formazione e nello sviluppo delle competenze. Una strategia, questa, ritenuta inevitabile per “aumentare la conservazione e la creazione di posti di lavoro”.
in un’ottica di un mercato interno davvero funzionante però si pone la necessità dell’autonomia strategica. Da qui l’invito dei leader alla Commissione a “identificare le dipendenze strategiche”, in particolare negli ecosistemi industriali più sensibili come per la salute, e “proporre misure per ridurre tali dipendenze”. Settore spaziale e difesa ambiti indicati specificatamente come nelle conclusioni della due giorni di summit.
Ma con il Covid ancora di prepotente attualità, il primo punto oggetto di discussione finisce per essere la necessità di un maggiore “sforzo di coordinamento complessivo nella gestione del COVID19″, sottolinea il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine dei lavori. Si riconosce alla Commissione il compito di cabina di regia tra gli Stati membri, come fatto finora. Nella politica di coordinamento sanitario, si rende “necessario accelerare i lavori per lo sviluppo e la distribuzione di un vaccino a livello dell’UE”.
La Commissione informa gli Stati membri di essere in contatto con altri quattro aziende farmaceutiche, con l’obiettivo di dotare l’UE di una cura quanto prima. “Progressi sul fronte dei vaccini sono la chiave per una soluzione duratura a questa crisi”, sottolinea von der Leyen. E progressi “ne stiamo facendo”, enfatizza. Abbiamo concluso due accordi di prelazione di vendita, e ne stiamo negoziando altri cinque”. Servirà tempo e pazienza, con gli Stati che si stringono attorno all’esecutivo comunitario. Quello che serve adesso sono regole generali e armonizzate sulla mappatura delle zone di rischio, come fare in modo cioè che una zona rossa lo sia per tutti. Von der Leyen assicura che lavorerà a proposte di regole comuni applicare in modo omogeneo.
Nel vertice consacrato anche al mercato unico si conferma però la vittoria di Pirro di luglio su bilancio di lungo termine (MFF 2021-2027) e meccanismo per la ripresa (Next Generation EU). “Ci sono elementi di difficoltà”, riconosce Michel. Si riferisce in particolare all’intesa che vuole legare erogazione delle risorse europee al rispetto dello Stato di diritto. Polonia e Ungheria frenano. “È fondamentale attuare il prima possibile quanto concordato a luglio”, su questo tutti d’accordo. Ma il pacchetto pone delle questioni di criticità. “Sarà una discussione difficile, continueremo a lavorare molto duramente“.