Bruxelles – Investire sul gas sì. Finanziare oggi la costruzione di infrastrutture che servono per il trasporto di gas può essere utile domani per il trasporto di energia pulita e di idrogeno prodotto da fonti rinnovabili. In questo caso “gli investimenti sono positivi”, ammette Frans Timmermans in uno scambio di vedute con la commissione all’Ambiente del Parlamento europeo. Le infrastrutture già presenti possono essere riadattate per utilizzare l’idrogeno, che rappresenta uno dei pilastri della strategia europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra fino a raggiungere nel 2050 la neutralità climatica. In altre parole, l’obiettivo del Green Deal varato dalla Commissione europea nel dicembre 2019. I costi per adattare le infrastrutture attualmente presenti sul territorio europeo rappresentano solo il 25 per cento dell’investimento che servirebbe per creare domani nuove infrastrutture partendo da zero.
Investire troppo no, ma riguardo ai finanziamenti sul gas naturale – come energia di transizione verso un futuro senza carbone – “bisogna essere realistici”, sostiene il vicepresidente in capo al Green Deal. “In alcuni Paesi” dell’est Europa soprattutto “il riscaldamento delle case viene ancora fatto completamente con il carbone o con legna da ardere. Già passare da questo al riscaldamento con il gas naturale rappresenta un enorme vantaggio nell’ottica di ridurre le emissioni e per migliorare la qualità dell’aria”. il vicepresidente ribadisce quanto sostenuto più volte dalla Commissione europea: investire nella transizione verde significa anche costruire infrastrutture e spianare la strada al trasporto di risorse neutrali dal punto di vista delle emissioni come l’idrogeno. Significa inoltre “non lasciare indietro nessuno” nel metterla in pratica. “Equità sarà un elemento chiave”, ricorda, dal momento che se il punto di arrivo (ovvero la quota di zero emissioni nette al 2050) è lo stesso per tutti, “il punto di partenza non lo è. O sarà giusta o la transizione non potrà avvenire”.
Il dibattito di oggi, 28 settembre, prelude alla votazione da parte del Parlamento europeo sulla legge europea sul clima, che si terrà il 7 ottobre in seduta plenaria. La Commissione europea ha di recente deciso di alzare il target di riduzione delle emissioni portandolo al -55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. In seduta plenaria, l’Eurocamera chiederà alle altre due istituzioni maggiore ambizione, alzando il target al 60 per cento. Si preannunciano scontri soprattutto con gli Stati membri, dove ancora persistono maggiori reticenze. “L’obiettivo climatico dell’UE per il 2030 deve essere in linea con l’obiettivo degli accordi di Parigi sul clima (circoscrivere il riscaldamento globale sotto la soglia di 1,5 gradi)”, afferma la socialdemocratica Jytte Guteland, relatrice della legge climatica per l’Europarlamento.”Per noi, la strada verso la neutralità climatica entro il 2050 al più tardi deve essere raggiunta prima di tutto mediante riduzioni reali delle emissioni”. La Commissione ha effettuato una valutazione d’impatto nei mesi scorsi per giustificare la scelta di portare l’obiettivo climatico al -55 per cento. “Nei prossimi anni spenderemo molti soldi per la ricostruzione” della economia europea dagli effetti della pandemia e per la “rivoluzione industriale”, dunque per Timmermans bisogna assicurarsi di non investire in un’economia del passato, ma finanziare il futuro. Secondo le stime dell’esecutivo nel prossimo decennio serviranno complessivamente investimenti per 350 miliardi di euro in più rispetto a quando investito tra 2011 e 2020.