Bruxelles – Più del debito conta quanto il debito costa al Paese che lo crea. Parola di Christine Lagarde. La presidente della Banca centrale europea ricorda che l’indebitamento di per sé non è l’elemento chiave nella valutazione dei conti pubblici, ma la sostenibilità del debito, che si misura nel pagamento degli interessi e nel rimborso del capitale agli investitori che gli prestano soldi.
“Più che alla rapporto tra debito e Prodotto interno lordo è al servizio del debito che bisogna fare attenzione”, dice nel corso dell’audizione in commissione Affari economici del Parlamento, tenuta a distanza in collegamento audio-video da Francoforte. Il servizio al debito designa per l’appunto i costi sostenuti ogni anno dallo Stato per pagare il debito.
L’inflazione comporta perdita del valore del denaro, con tutto ciò che ne deriva per la ricchezza. Per cui l’aumento di inflazione è un vantaggio per chi si trova in una posizione debitoria, poiché si trova a dover pagare meno di quanto pattuito ai creditori in termini di rendimenti per effetto della perdita del valore del denaro. Solo che in questo momento l’Eurozona si trova in una situazione di bassa inflazione, e dunque la restituzione del debito costa inevitabilmente di più a chi si trova in una situazione di passività. E’ il caso dell’Italia, e non solo.
Nell’area euro oggi “il debito pubblico sta salendo alle stelle”, sottolinea Lagarde. “Vediamo un aumento significativo in tutti i Paesi europei”. Lagarde rivendica allora quanto fatto con il programma di acquisto di emergenza in caso di pandemia (PEPP), lanciato per scongiurare il peggio. “Senza le nostre misure, staremmo affrontando una contrazione economica più profonda e una disinflazione più severa“, con tutte le conseguenze del caso.
Da qui la nuova assicurazione di una politica accomodante. “Effettueremo acquisti di attività nette nell’ambito del programma PEPP almeno fino alla fine di giugno 2021 e, in ogni caso, fino a quando il Consiglio direttivo giudicherà che la fase di crisi del coronavirus è terminata”. Ma gli Stati dovranno darsi da fare per mettersi al riparo da soli.
“Le misure adottate finora dai governi nazionali e dalle istituzioni dell’UE stanno rafforzando le nostre politiche”, riconosce la presidente della BCE. “Allo stesso tempo, le nostre politiche stanno creando le condizioni più favorevoli per far sentire il pieno impatto delle politiche strutturali e di bilancio”. Vuol dire che il momento di fare le riforme è adesso, senza indugi o ripensamenti di qualsivoglia sorta.