Bruxelles – “L’Unione Europea continua a chiedere di ritirare entro la fine di settembre le parti controverse del progetto di legge sul mercato interno del Regno Unito. Se adottato nella sua forma attuale, costituirebbe una violazione estremamente grave dell’Accordo di recesso e del diritto internazionale”. È il vicepresidente per le relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche della Commissione Europea, Maroš Šefčovič, a tracciare il bilancio dell’ultimo incontro del comitato misto Ue-Regno Unito (lunedì 28 settembre 2020) alla vigilia dell’avvio dell’ultima settimana di negoziati sulle relazioni post Brexit. “Ritirandolo, il Regno Unito ripristinerebbe la nostra fiducia, ma non ho avuto indicazioni dal Cancelliere del Ducato di Lancaster Michael Gove (ministro senza portafoglio che agisce un po’ come ‘vice’ del premier Boris Johnson) che lo faranno. Per questo valutiamo tutte le opportunità legali disponibili”.
Appena il tempo di spegnere i microfoni ed è arrivata la risposta secca da Londra: “Il governo britannico non ha intenzione di ritirare l’Internal Market Bill“, ha dichiarato un portavoce di Downing Street. Il progetto di legge sul mercato interno che arriverà domani alla Camera dei Comuni “ha il sostegno della maggioranza e rappresenta una rete di protezione vitale per l’integrità del Regno Unito in caso di mancato accordo di libero scambio nei negoziati commerciali con l’Unione Europea”. Va ricordato che l’Internal Market Bill minaccia di rimettere in discussione parte degli impegni presi da Londra nell’Accordo di recesso dall’UE, in particolare sullo status doganale dell’Irlanda del Nord, e che la Commissione ha già minacciato Londra di essere pronta a usare “meccanismi e rimedi legali in risposta alla violazione del diritto internazionale”. Sempre da Downing Street fanno sapere che in ogni caso “la prosecuzione dei negoziati a Bruxelles ha alimentato l’ottimismo del governo britannico” sulla possibilità che l’UE farà di tutto per evitare il no deal. Resta da verificare come questa ennesima chiusura da parte del Regno Unito sarà presa dalla Commissione.
Una successiva nota del governo britannico ha confermato il braccio di ferro con l’UE: “Il cancelliere Gove, che ha copresieduto il comitato con il vicepresidente Šefčovič, ha ribadito che le misure stabilite nel disegno di legge sul mercato interno sono progettate per garantire la protezione delle comunità dell’Irlanda del Nord” e perciò “il Regno Unito è stato chiaro che tali misure non verranno ritirate”.
I negoziati a Bruxelles
Prima della risposta britannica, nel discorso che ha seguito la terza riunione del comitato misto UE-Regno Unito, Šefčovič ha sottolineato che “ormai mancano meno di 100 giorni alla fine del periodo di transizione. Per l’Unione Europea è necessaria un’accelerazione sulle tempistiche per garantire un’attuazione piena, tempestiva ed efficace dell’Accordo di recesso”.
Passando a elencare i temi di discussione, il vicepresidente si è detto preoccupato sui diritti dei 4,5 milioni di cittadini che sarebbero coinvolti dall’Accordo. Se l’UE sta facendo il massimo per garantirli (“alcuni Paesi membri hanno anche introdotto, a causa della pandemia, un approccio più flessibile sulla validità dei documenti di soggiorno dei cittadini britannici, con una proroga oltre giugno 2021”), lo stesso non si può dire per il Regno Unito: “Il loro regime distinguerebbe tra diverse categorie di cittadini UE con lo stesso status di residenza”, cioè residenti permanenti e residenti provvisori. “Ma non possiamo avere due classi diverse di beneficiari dell’Accordo di recesso”.
Per quanto riguarda il protocollo delle frontiere irlandesi, Šefčovič ha ribadito che “ci sono punti in cui le nostre posizioni sono ancora molto lontane, anche se abbiamo visto un impegno più concreto e tangibile da parte del Regno Unito”. Tuttavia, “la finestra per attuare le misure operative necessarie si sta rapidamente chiudendo”, ha incalzato. Ecco perché “il Regno Unito deve accelerare il lavoro su tutti gli aspetti del protocollo, in particolare sui controlli sanitari, i sistemi informatici doganali e la registrazione dei commercianti dell’Irlanda del Nord”.
Considerato che “ormai “il tempo stringe”, il vicepresidente Šefčovič ha comunicato che “il comitato speciale per il protocollo delle frontiere irlandesi si riunirà al più presto, preferibilmente la prima o la seconda settimana di ottobre“. In questo modo sarà aperta la strada a un altro incontro del comitato misto: “Sarà organizzata una riunione entro metà ottobre, per fare il punto sui risultati raggiunti dalle commissioni specializzate”.