Bruxelles – La vera sfida per l’Unione europea nei prossimi anni non sarà far sì che nella transizione verso un futuro più verde e digitale ci siano abbastanza posti di lavoro, ma fare in modo che ci siano abbastanza persone dotate di competenze specifiche che siano in grado di svolgere i lavori del futuro. Qui giocheranno un ruolo chiave innovazione e alta tecnologia, sostiene Frans Timmermans intervenendo a un dibattito sul Green Deal europeo alle giornate europee della ricerca e dell’innovazione (22-24 settembre). Le tecnologie high tech, così come l’intelligenza artificiale, dovranno “abbassare la soglia” e rendere i servizi e le tecnologie recenti più accessibili a chiunque.
L’alta tecnologia “deve contribuire a diffondere conoscenza, a creare nuovi posti di lavoro e nuove rendite” altrimenti sarà innovazione “fine a se stessa”, inutile dal punto di vista dell’ambizione che ha l’Unione europea di “non lasciare indietro nessuno” nella sua rivoluzione verso un futuro più verde e più digitale.
Per il vicepresidente esecutivo in capo al Green Deal questa transizione non sarà un fallimento solo se “potremmo dire di non aver lasciato indietro nessuno” nel metterla in pratica. Da questo punto di vista, aggiunge, per ogni progetto che faremo – che sia una mobilità a zero emissioni o riguardi il sistema energetico europeo – saranno indispensabili innovazione e tecnologia. Sono in molti a desiderare “questa rivoluzione tecnologia dentro all’Unione europea”, sostiene Timmermans, ma altrettanti ne sono spaventati “perché non sono sicuri che riusciranno a farne parte”.
Cita il punto di vista di Ann Applebaum, giornalista e saggista statunitense, sull’invenzione della stampa che ha portato al tempo stesso alla democratizzazione attraverso l’accesso all’informazione ma anche alle guerre di religione. Il momento è paragonabile a quello attuale, con sempre maggiore accesso alle informazioni che porta però i cittadini a vivere il cambiamento con ansie, paure, “le persone rispondono emotivamente” a questo eccesso informativo e “non credono più alla scienza”.
Siamo dunque vivendo “un tempo particolare”, l’umanità si trova ad affrontare diverse sfide dal cambiamento climatico, alla protezione della biodiversità, al mutamento delle relazioni geopolitiche dell’Unione europea e “contemporaneamente siamo anche nel pieno di una rivoluzione industriale, di cui forse stiamo sottovalutando gli effetti”, ha aggiunto. Sono però tutte “opportunità per portare la nostra società verso un paradigma più sostenibile”. Se anche prima del Covid-19 “sapevamo che il nostro obiettivo era quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”, la crisi sanitaria ci ha costretti ad adattarci ora a un nuovo futuro. Sono scelte che non possono più essere rimandate. “Il Covid ci ha messo di fronte alla necessità di affrontare questi cambiamenti ora”.