Bruxelles – Per legge italiana almeno il 34 per cento degli investimenti pubblici devono essere destinati alle regioni meridionali. È una questione di “riequilibrio territoriale delle risorse”, ricorda il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano parlando alla stampa a Bruxelles. La questione riguarda anche i fondi europei che arriveranno all’Italia attraverso il Recovery Fund, il fondo di ripresa da 750 miliardi di euro. Ma per Provenzano non è tanto il tempo di parlare “di quote quanto di fabbisogno di investimento e di buoni progetti”. I fabbisogni di investimento in alcuni settori al Sud “sono anche molto più elevati delle quote previste dalla legge italiana e “adesso dobbiamo avere la capacità di mettere in campo buoni progetti”, come richiesto da Bruxelles. Questo è l’impegno a cui il “governo sta lavorando”.
Provenzano ha incontrato la stampa al termine dei suoi incontri con i commissari europei all’Economia, Paolo Gentiloni, alla politica di coesione, Elisa Ferreira, alla concorrenza, Margrethe Vestager, e del lavoro e dei diritti sociali, Nicolas Schmit. Come ha detto Paolo Gentiloni “ogni Paese deve guardare alla sua specificità ai fabbisogni di investimento ma anche alla sue vere potenzialità e in un Paese come l’Italia il Sud rappresenta allo stesso tempo il principale problema da risolvere ma anche la grande opportunità che abbiamo di fronte”, ha aggiunto Provenzano.
Il piano italiano di rilancio che il Paese deve presentare per potere accedere alle risorse dovrà essere “ambizioso ma anche realistico”, per essere in linea con le linee guida della Commissione europea. Insieme ai quattro commissari “abbiamo affrontato insieme priorità e strumenti per attuare il piano per il Sud che avevamo presentato prima della pandemia e che ora è diventato ancora più attuale”, che dovrà essere accompagnato da misure straordinarie. Oggi in particolare hanno discusso della “riduzione del costo del lavoro al Sud, la cosiddetta fiscalità di vantaggio sul lavoro e abbiamo individuato un percorso che ci porterà a definirla nei prossimi anni in materia compatibile con le regole europee”.
Con i commissari “abbiamo parlato molto di connettività e dell’esigenza di recuperare il ritardo del Paese su una infrastruttura strategica su cui nel corso degli anni c’è stato eccessivo rimpallo di responsabilità. La pandemia -, ha concluso il ministro – ci ha mostrato che anche su questo dobbiamo correre”.