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    Home » Cronaca » Riaprono le scuole in tutta Europa: modalità e strategie a confronto per prevenire nuovi contagi (SCHEDA)

    Riaprono le scuole in tutta Europa: modalità e strategie a confronto per prevenire nuovi contagi (SCHEDA)

    Mascherine, rilevamento della temperatura, lezioni in piccoli gruppi, nuovi spazi d’insegnamento, strumenti elettronici, sono diverse le soluzioni adottate per garantire la ripresa dell’attività didattica. Ma nonostante le precauzioni alcune scuole sono già state costrette a richiudere in Francia, Germania, Spagna e Inghilterra

    Benedetto Martini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@Benedetto1491" target="_blank">@Benedetto1491</a> di Benedetto Martini @Benedetto1491
    21 Settembre 2020
    in Cronaca

    Bruxelles – Milioni di bambini da qualche settimana hanno finalmente potuto ritrovare, con le dovute precauzioni, i compagni di banco e gli insegnanti che in alcuni casi non vedevano da numerosi mesi. Il primo settembre è stato giorno di rientro in classe per i ragazzi di Francia e Belgio che si sono salutati da dietro le mascherine, per inglesi e sloveni che si sono ritrovati in classi più piccole e con i banchi distanziati ed è stato celebrato il tradizionale giorno della “conoscenza” che segna l’inizio della scuola e la fine dell’estate dai bambini di Russia, Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia e Israele.

    Hanno riaperto dal 7 Settembre le scuole in Spagna e dal 14 in Grecia e in alcune regioni d’Italia, perché, nonostante il persistere della pandemia, su una cosa sono d’accordo i leader di tutti i Paesi europei: la priorità adesso è garantire il regolare svolgimento della scuola e l’accompagnamento educativo delle giovani generazioni vittime della più grande interruzione dei sistemi educativi della storia (1,6 miliardi di giovani toccati nel mondo con 463 milioni di alunni che non hanno avuto accesso a nessun tipo di insegnamento).

    Se si sta facendo il possibile per far svolgere le lezioni in presenza, il perdurare della pandemia sta mettendo a dura prova presidi e dirigenti scolastici che devono trovare strategie per diagnosticare nei tempi più rapidi i casi di positività in classe e far rispettare nel modo più rigoroso le linee guida di distanziamento annunciate dai vari ministri dell’educazione europei.

    Non si può di certo parlare di ritorno alla normalità per gli allievi dei diversi Paesi che si stanno ritrovando quest’anno in classi più piccole, con banchi mono-uso, orari sfalsati, senza poter più leggere il labiale dei vari insegnanti in mascherina a dover recepire diverse norme di distanziamento dimostrandosi quest’anno campioni di igiene.

    Tra le soluzioni trovate per garantire la continuità degli insegnamenti, c’è da guardare con particolare interesse all’esperienza dei paesi scandinavi che non hanno quasi mai chiuso le scuole grazie alla divisione degli alunni in “gruppi chiusi” e allo sfruttamento degli spazi aperti, ma c’è anche da prendere come monito ciò che sta accadendo in Francia, Germania e Spagna dove alcuni istituti sono già stati costretti a richiudere e a mettere alunni e professori in isolamento.

    (Articolo in costante aggiornamento)

    Italia

    In Italia, gran parte del personale della scuola, pari a circa 500mila tra docenti e non docenti, ha svolto il test sierologico per il covid19 .

    Il protocollo dell’Istituto di Sanità prevede che in caso di diagnosi di un alunno positivo venga disposta la quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che rientrano nella definizione di ‘contatto stretto’. Intanto, il ministro della Salute, Roberto Speranza starebbe puntando ad introdurre nelle scuole i test rapidi antigenici, capaci di rilevare la positività al coronavirus tramite la saliva in circa 15 minuti, il che permetterebbe di far scattare in tempi brevissimi il protocollo sanitario nelle scuole in questione.

    Il Cts ha stabilito che gli studenti potranno stare senza mascherina al banco se si potrà rispettare il distanziamento di un metro ma, in attesa dell’arrivo dei banchi mono-uso in tutte le classi, fa parlare di sé l’innovativo braccialetto K-Y-D (acronimo di “Keep Your Distance) lanciato dalla startup italiana Rethink Future e già in fase di sperimentazione in un liceo e un’università romane.

    Una volta indossato dagli alunni, questo speciale gadget vibra, si illumina ed emette un bip se rileva tramite Bluetooth un altro braccialetto che si trova a meno di un metro di distanza. Il bracciale può permettere inoltre di rilevare la temperatura corporea e, grazie alla piattaforma web integrata, può permettere a presidi e direttori di monitorare le presenze degli alunni in una determinata area al fine di evitare gli assembramenti.

    Francia

    Dopo due settimane dal rientro in classe avvenuto il primo settembre, sono 81 le scuole chiuse in Francia e anche molte università contano numerosi casi di coronavirus. Il ministro dell’educazione Jean-Michel Blanquer ha precisato che “all’incirca 2100 classi hanno dovuto sospendere la didattica colpendo lo 0,13% dei 60 000 istituti scolastici francesi”.

    Anche se le scuole elementari francesi hanno riaperto nel mese di Maggio, un rapporto dell’Ocse ha rivelato che il sistema educativo francese è stato particolarmente colpito dalla pandemia poiché totalmente impreparato ad usare mezzi numerici e tecnologici nella didattica (solo il 36% degli insegnanti ne fa uso in classe contro il 90% della Danimarca).

    Le misure di prevenzione a scuola prevedono mascherine per tutto il corpo docente e per gli alunni di meno di 11 anni, aerazione delle classi ogni 3 ore, sanificazione degli spazi comuni una volta al giorno, rilevamento della temperatura degli alunni da parte dei genitori ogni mattina. L’applicazione di rintracciamento lanciata dal governo francese “StopCovid” è stato un flop, criticata perché basata su una raccolta dati “centralizzata” che non rispetta le norme di privacy è stata scaricata da soli 2,5 milioni di francesi e non è potuta venire incontro alle esigenze di presidi e direttori.

    In un sistema già fortemente segnato dalle diseguaglianze scolastiche si sta procedendo in questi giorni allo svolgimento di milioni di test di livello e il governo francese ha annunciato investimenti per 1,5 milioni di ore supplementari al fine di garantire il recupero delle materie non viste durante la sospensione degli insegnamenti.

    Spagna

    La Spagna è uno dei 5 Paesi (con Italia, Irlanda, Portogallo e Lituania) ad aver chiuso le scuole all’inizio della Pandemia e non averle più riaperte fino a settembre. Secondo un rapporto dell’OCSE, tre mesi senza scuola equivalgono alla perdita di 6 punti percentuali nelle prove PISA e adesso le autorità spagnole temono che il divario educativo con gli altri paesi europei si allarghi. Dopo 6 mesi e a partire dal 7 di settembre, 8 milioni di alunni spagnoli sono tornati in classe e fin da subito sono stati registrati innumerevoli contagi scatenando agitazione e proteste nei confronti del piano d’azione del governo. I numeri dei contagi nelle scuole sono tra i più alti in Europa e a 10 giorni dalla ripresa si contano già 117 istituti chiusi con la regione di Madrid che ha già sospeso 178 classi in una settimana. Il Sindacato spagnolo degli Insegnanti ha lanciato l’allerta: “la ripresa scolastica sta creando innumerevoli frustrazioni e la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente causando alti tassi di assenteismo, proteste e conflitti”.

    Le misure di prevenzione delineata dal ministro dell’Istruzione Isabel Celaà prevedono mascherine se si ha più di 6 anni e norme igieniche strette che indicano di lavarsi le mani almeno 5 volte al giorno. Ogni alunno ha il compito di misurarsi la temperatura a casa o a scuola prima di entrare in classe, ma con la curva di contagi in salita, si preparano piani di emergenza per tre diversi scenari (uno senza emergenza, uno con una situazione pandemica sotto controllo e un altro in caso di aggravamento della pandemia). Il ministero dell’Istruzione ha fatto sapere che la linea indicata dal governo è quella di creare classi di massimo 15 alunni con ingressi scaglionati per orario, ma molte regioni (Madrid, La Rioja, Comunità Valenciana e Murcia) si preparano ad alternare forme di didattica a distanza.

    Belgio

    Secondo quanto afferma il 10 settembre l’Agenzia fiamminga della Sanità, c’è un legame diretto tra la ripresa scolastica e l’aumento di casi di covid-19 nel Paese. In media tra il primo e il 13 settembre si contano 152 casi di positività al giorno nelle scuole, 2/3 dei quali riguardano alunni delle scuole secondarie. Sono relativamente poche le scuole ad aver sospeso la didattica in classe poiché questa può essere decretata solo se sono più di 2 gli alunni positivi in una classe poiché l’obiettivo della ministra dell’Istruzione è quello di “garantire un anno scolastico il più normale possibile per il più grande numero di alunni”.

    Se le mascherine sono obbligatorie per i professori e i ragazzi sopra ai 12 anni, 70 medici fiamminghi ne hanno chiesto l’abolizione nelle scuole poiché “contribuirebbero a rendere l’ambiente scolastico un luogo minaccioso e pericoloso ostacolando la connessione emotiva ed empatica tra i ragazzi” tra i quali si constata dall’inizio della pandemia un aumento di fobie, stress e varie forme di ansia. Non ci sarebbero, secondo i medici, le basi legali e scientifiche per imporre questa misura nelle scuole.

    Germania

    Gli studenti sono tornati in classe a inizio agosto secondo e subito sono stati rilevati casi di positività tra insegnanti e alunni. A Berlino fino al 21 agosto erano 37 le scuole colpite dal covid-19 (4,5% delle 825 totali) e in Nord Reno-Vestfalia le scuole interessate da parziali chiusure erano 31 già tre giorni dopo la riapertura. Ma più che chiudere le scuole, le autorità tedesche hanno preferito mettere in quarantena insegnanti e alunni e secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie, la riapertura delle scuole in Germania “non è associata ad un aumento significativo della trasmissione del virus”. A differenza di altri Paesi europei dove la scuola è amministrata a livello statale, in Germania ogni regione decide come garantire le misure di distanziamento nelle classi.

    Danimarca

    La Danimarca è stata, con la Norvegia, il primo Paese europeo che ha permesso ai bambini delle scuole elementari di tornare in classe dopo il confinamento già a metà aprile scorso e il suo modello di scuola è stato preso d’esempio per la riapertura di molti altri Paesi. L’idea vincente del ministero dell’educazione danese è stata quella di formare piccole bolle di massimo 12 alunni con orari di ingresso scaglionati e banchi monoposto a 2 metri di distanza privilegiando la didattica all’esterno degli edifici scolastici: parchi pubblici, teatri, musei, biblioteche e hotel sono stati messi a disposizione degli insegnanti per evitare il sovraffollamento nelle scuole.

    Olanda
    Le scuole elementari e superiori olandesi hanno iniziato a riaprire gradualmente in agosto, come di consueto. Né gli studenti, né gli insegnanti sono tenuti a indossare le mascherine.  Se uno studente è infetto, tutti i membri della sua famiglia sono tenuti a rimanere a casa per 10 giorni. I bambini di età superiore ai 6 anni che presentano sintomi devono restare a casa e sottoporsi al test; gli alunni più giovani possono frequentare la scuola e l’asilo anche con lievi sintomi ma devono rimanere a casa se hanno la febbre.

    Regno Unito

    La scuola ha riaperto tra l’uno e il due di settembre seguendo il modello danese delle “bolle” in cui ciascun gruppo di studenti non può avere contatti fisici con l’altro. Se in Inghilterra la mascherina è da indossare solo negli spazi comuni degli istituti scolastici che si trovano in “zona rossa”, il loro utilizzo è diventato obbligatorio dal primo settembre per gli alunni delle superiori in Scozia e Irlanda del Nord che sono tornati in classe già a inizio agosto. In risposta alle polemiche dei sindacati per aver annunciato le misure di contenimento a soli pochi giorni dalla riapertura, il ministro dell’Istruzione britannico, Gavin Williamson, ha esortato i genitori a non tenere a casa i propri figli: “Rischiano di perdere molto di più di qualche mese di apprendimento, potrebbero essere intaccate enormemente le loro future opportunità di successo”.

    Polonia

    Le scuole hanno riaperto il primo settembre, le mascherine non sono obbligatorie in classe. I presidi decidono se utilizzare le mascherine nelle aree comuni e se scaglionare le ore di lezione. Le richieste di alcune scuole e comuni di ritardare la riapertura delle scuole sono state respinte. Anche se alcuni educatori in città come Varsavia hanno lamento l’impossibilità di mantenere le regole di distanziamento sociale e denunciato il sovraffollamento delle classi, il governo ha fatto sapere che le famiglie che si rifiutano di mandare i loro figli a scuola rischiano una multa fino a 10.000 zloty (2.300 euro all’incirca).

    Grecia

    La riapertura delle scuole era prevista per il 7 settembre, ma il ministro dell’istruzione ha posticipato il rientro in classe al 14 settembre a causa del recente aumento di contagi nella regione. Le autorità elleniche hanno richiesto ai genitori di rientrare dalle vacanze e tenere a casa in via preventiva i propri figli prima del rientro a scuola. Le dimensioni delle classi saranno limitate a 17 studenti, insegnanti e alunni dovranno indossare le mascherine in classe e negli altri spazi interni.

    Svezia

    Le scuole svedesi sono rimaste aperte per tutta la durata della pandemia e hanno accolto gli studenti a metà agosto dopo la pausa estiva. Le autorità locali decidono come gestire eventuali epidemie, le mascherine non sono obbligatorie. Alcuni comuni hanno cambiato gli orari delle scuole per evitare l’affollamento sui mezzi pubblici. Mantenere le scuole aperte in primavera non ha portato a tassi di infezione più elevati tra gli studenti rispetto alla vicina Finlandia, dove le scuole sono state invece temporaneamente chiuse.

    Tags: didattica a distanzaeuropaministri dell'istruzione europeiriaperturariapertura scuoleScuolaUnicef

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