Bruxelles – Pulita e condivisa. L’Unione europea viaggia verso un nuovo paradigma della mobilità sostenibile nell’ottica di raggiungere il suo obiettivo di neutralità climatica entro il 2050.
Per accelerare i tempi, l’esecutivo comunitario ha proposto mercoledì 16 settembre di ridurre del 55 per cento le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030. La decisione spetta ora agli Stati che dovranno rendere giuridicamente vincolante la legge europea sul clima. All’ambizione di raggiungere quota zero emissioni nel 2050 si ispira anche la diciannovesima edizione della Settimana europea della mobilità 2020 dal titolo “mobilità a emissioni zero per tutti”, in corso dal 16 al 22 settembre con iniziative in molte città europee. In questa nuova edizione si pone l’accento “sull’importanza dell’accessibilità ai trasporti a emissioni zero promuovendo un quadro inclusivo” che coinvolga tutti, dalle istituzioni ai singoli individui, a prendere provvedimenti locali per raggiungere l’obiettivo comunitario a lungo termine.
L’ambizione si alza e un ruolo fondamentale per decarbonizzare il continente svolgerà il settore dei trasporti, responsabile complessivamente di un quarto delle emissioni di gas a effetto serra dell’intera Unione. Nella cornice del suo Green Deal, la Commissione europea lavora attualmente a una strategia globale per una mobilità sostenibile e intelligente, per la quale ha avviato a luglio una consultazione pubblica aperta fino al 23 settembre per dare modo a cittadini e società civile di dire la propria sul settore e definire le priorità per i prossimi anni. La nuova strategia dovrà affrontare i nuovi temi della riduzione delle emissioni, del cambiamento climatico e dello sfruttamento digitale per progredire in questo senso. Secondo l’Agenzia europea dell’Ambiente, le emissioni di gas a effetto serra derivanti dai trasporti sono costantemente in aumento dal 2014: le stime parlano di un aumento nel 2018 pari al 29 per cento in più rispetto ai livelli del 1990.
L’esecutivo europeo punta a una riduzione del 90 per cento delle emissioni provenienti dal settore trasporti entro il 2050. Una sfida per l’Unione non di poco conto. In Europa si punta sempre di più sull’elettrico e sono tanti i Paesi che ne promuovono l’uso. Dalla Francia sono previsti interventi senza precedenti per la transizione ecologica nei prossimi due anni: undici miliardi di euro saranno investiti dal governo di Parigi per decarbonizzare il settore dei trasporti entro il 2022, nel quadro del suo piano di rilancio da 100 miliardi di euro da finanziare con i fondi europei provenienti dal Next Generation EU. Anche in Germania il nuovo piano di stimolo da 130 miliardi di euro prevede la modernizzazione dell’industria automobilistica. L’Unione europea non è da meno e sta investendo considerevolmente nella mobilità elettrica, avendo destinato negli ultimi dieci anni miliardi di euro alla ricerca e all’espansione delle infrastrutture di ricarica.
Oggi ci sono maggiori opportunità di intervento anche a livello urbano per ridurre il numero di veicoli e le quote di inquinamento nelle strade e nelle città, complici la digitalizzazione e l’adesione sempre più diffusa al principio di una ‘economia della condivisione’. Insieme alla progressiva elettrificazione della flotta dei veicoli, anche il car sharing è considerato in Europa un pilastro fondamentale della transizione verso una mobilità urbana più pulita e, appunto, condivisa. La condivisione dei veicoli è una tendenza in crescita in molti Paesi dell’UE e secondo i dati forniti da Transport & Environment si stima che il valore dei servizi di mobilità condivisa in Europa possa arrivare a superare i 100 miliardi di euro entro il 2025.
La sharing mobility è una realtà in forte crescita anche in Italia, dove secondo i dati dell’Osservatorio nazionale di sharing mobility nel 2018 si sono registrati 100 servizi in più di quelli presenti nel 2015 con un tasso di crescita medio del 12 per cento all’anno. Con questa tipologia di mobilità condivisa non si tratta solo di ridurre il numero delle auto presenti sulle strade ma anche di fare sempre maggiore ricorso a soluzioni energetiche più “green” per ridurre l’impatto di CO2 nell’atmosfera: è aumentata dunque anche la percentuale di veicoli elettrici impiegati sul totale dei veicoli a disposizione degli utenti, passando dal 27 per cento del 2017 al 43 per cento del 2018.
Ma la particolarità di queste nuove iniziative dedicate alla mobilità è che rappresentano un tema strategico anche per quei settori che non sono direttamente legati ai temi della mobilità. Sono un esempio aziende che scelgono di agevolare la mobilità e gli spostamenti dei propri dipendenti mettendo a disposizione servizi di questo genere. Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna ha raccolto la sfida dei vertici europei sulla strada per una mobilità più sostenibile, rendendo la sede il primo punto di sosta del servizio di carsharing Corrente al di fuori dei centri urbani di Bologna e Casalecchio di Reno. Gli oltre 1.600 dipendenti che intendono recarsi presso gli stabilimenti di Philip Morris, che si trovano nella zona industriale di Crespellano, possono usufruire di 280 veicoli elettrici, tramite la messa a disposizione di due parcheggi dedicati ai veicoli Corrente.
“È un ulteriore passo verso una mobilità green e dimostra il nostro continuo impegno a essere un’azienda sostenibile”, sostiene Oleksiy Lomeyko, direttore dell’affiliata emiliana del colosso statunitense. “La collaborazione con le istituzioni locali è stata fondamentale per offrire alle nostre persone modalità ecologiche e vantaggiose per raggiungere il luogo di lavoro, anche garantendo una maggiore sicurezza”. Non è l’unico esempio di attenzione aziendale alla sostenibilità. Nel 2019, infatti, il gruppo aveva avviato insieme all’azienda di trasporto pubblico Tper Spa e Trenitalia, con la Città Metropolitana di Bologna e con la Regione Emilia-Romagna, il primo progetto in Italia di mobilità intermodale ferro/gomma, che si concretizzò in due linee di trasporto pubblico locale, interamente finanziate dall’azienda, per collegare su gomma le stazioni ferroviarie di Anzola dell’Emilia e di Crespellano/Via Lunga e l’area industriale della Valsamoggia, dove sorgono varie realtà industriali. Il trasporto era in quel caso usufruibile sia dal personale aziendale che dalla popolazione locale.
È un dato di fatto che i servizi di mobilità condivisa portano a risparmi effettivi di CO2 riducendo il numero di viaggi e di macchine presenti nelle città. E rappresentano anche un passo essenziale per allontanarsi dal concetto per cui tutti dovrebbero possedere un’auto per spostarsi, verso una mobilità più sostenibile e meno congestionata.
Contenuto redatto in collaborazione con Philip Morris Italia.