Bruxelles – Nell’Unione europea le regole per valutare gli atti sono, come ovvio, le regole in vigore al momento dell’approvazione dell’atto. Così le regole sugli aiuti di Stato che saranno considerate in sede di approvazione dei piani nazionali presentati nel quadro del Recovery Fund saranno quelle in vigore nel momento in cui la Commissione europea darà il via libera al programma. In sostanza, se il “Regime transitorio” in vigore in questo momento resterà in vigore anche fino all’estate del prossimo anno, i piani nazionali saranno valutati in base a questa normativa provvisoria.
Lo scriviamo perché da più parti, in queste settimane, sono giustamente arrivate al nostro giornale sollecitazioni da parte di imprese ad avere un chiarimento in questo senso poiché, come sostiene ad esempio Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, le regole in vigore in tempi normali “non consentirebbero di tener conto dell’eccezionalità della crisi e della necessità di misure realmente straordinarie”.
La Commissione europea dunque non può che considerare le regole in vigore e quelle in vigore oggi sono quelle del Regime transitorio, che alleggeriscono notevolmente i vincoli sugli aiuti di Stato vigenti in tempi non di pandemia. E così potrebbe essere anche per il futuro, poiché l’esecutivo comunitario ha già spiegato più volte che nelle prossime settimane partirà una valutazione sull’opportunità di prorogare le condizioni provvisorie, in tutto o in parte. Il clima, visti i dati sull’andamento delle economie, sembra spingere per una proroga di un tempo consistente.
Stando dunque alla situazione attuale, spiega Arianna Podestà, portavoce alla Concorrenza della Commissione europea, “se una misura di aiuto di Stato parte di un piano varato all’interno dello Strumento di recupero e resilienza (RRF, ndr) non rientra nel regolamento generale di esenzione per categoria (GBER) o in un regime autorizzato esistente (il che significa un regime che è già stato notificato dallo Stato membro e approvato dalla Commissione), dovrà essere notificato separatamente alla Commissione”. Cioè, se l’aiuto non è tra quelli in modo diverso già accettati preventivamente dalla Commissione, dovrà essere a questa presentato a parte. Ma, sottolinea la portavoce, “nel caso in cui una misura di aiuto di Stato che fa parte di un piano RRF venga notificata alla Commissione, la conformità con le norme sugli aiuti di Stato sarà valutata sulla base delle norme in vigore al momento dell’adozione della decisione da parte della Commissione“.
Dall’esecutivo di Bruxelles al momento non arrivano indiscrezioni sulle proposte di piani nazionali che si stanno elaborando (mancano ancora mesi alla data di scadenza delle presentazioni formali), ma più volte è stato ripetuto che questi piani dovranno comprendere misure per l’attuazione di riforme e progetti di investimento pubblico attraverso un pacchetto coerente, con l’obiettivo di affrontare le sfide individuate nel contesto del semestre europeo.
Come ha con determinazione confermato anche nel suo discorso di ieri (16 settembre) sullo Stato dell’Unione la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, le misure incluse nei piani nazionali dovranno andare nel segno delle transizioni verdi e digitali. In sede di valutazione dei piani, che cominceranno ad affluire almeno nelle loro bozze già dalle prossime settimane, la Commissione analizzerà, spiegano a Bruxelles, se l’attuazione delle misure proposte potrà avere un effetto duraturo, “anche – si sottolinea – stabilendo quadri giuridici e istituzionali che contribuiscano a cambiamenti strutturali duraturi verso un’economia e una società rispettose del clima e dell’ambiente o la transizione digitale“.
I tempi per presentare i progetti ci sono, nessuna scadenza è alle porte. Il termine per la presentazione dei piani di ripresa è il 30 aprile 2021, anche se gli Stati membri sono incoraggiati a presentare i loro progetti di piani a partire dal 15 ottobre 2020. Meglio evitare affollamenti che impedirebbero esami ben fatti, ed infatti da Bruxelles arriva nelle Capitali un forte incoraggiamento a una interazione precoce con i servizi della Commissione: “La discussione con la Commissione – spiegano nei palazzi della capitale dell’Unione – può aver luogo già da ora per preparare i progetti di piani”.
E’ previsto che la Commissione valuti i piani di recupero e resilienza sulla base dei criteri che oggi (17 settembre) saranno presentati alla stampa e preparerà una proposta di decisione del Consiglio entro due mesi.
Le norme sugli aiuti di Stato si applicano integralmente all’RRF, come detto, che siano quelle del regime transitorio o quelle “normali”. Dunque se le misure proposte dai governi non rientrano nel regolamento generale “tradizionale” di esenzione per categoria (GBER) o in uno dei numerosi “regimi autorizzati” esistenti, dovranno essere notificate separatamente alla Commissione che valuterà se soddisfano le condizioni di cui all‘articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell’UE e, se questo è il caso, valutando anche il Regime transitorio, dichiararli compatibili con il mercato interno.
A Bruxelles comunque tengono a sottolineare che: “Oltre a qualsiasi orientamento a monte, i servizi della Commissione continueranno a collaborare con gli Stati membri per garantire che qualsiasi valutazione degli aiuti di Stato sia condotta il più rapidamente possibile”.