Bruxelles – Ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55 per cento entro il 2030 è un obiettivo realizzabile, ma anche economicamente fattibile e vantaggioso per l’Europa. Lo sostiene la valutazione d’impatto pubblicata oggi, 17 settembre, dalla Commissione europea, all’indomani dell’annuncio di Ursula von der Leyen di voler alzare le ambizioni climatiche dell’Unione europee. Oggi l’esecutivo ha presentato formalmente l’emendamento alla sua proposta di legge europea sul clima per includere l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 come target intermedio verso l’obiettivo al 2050 di neutralità climatica. Nel documento si parla di un risparmio sulle importazioni dell’UE per 100 miliardi di euro tra il 2021 e il 2030 e fino a 3 trilioni entro il 2050.
Ma per realizzare la transizione anche gli investimenti nel settore energetico dovranno aumentare. Annualmente nel periodo 2021-2030, si legge nel documento, l’UE dovrà investire 350 miliardi di euro in più rispetto al periodo 2011-2020, un aumento di circa 90 miliardi di euro all’anno rispetto agli investimenti necessari per raggiungere gli attuali obiettivi climatici ed energetici per il 2030. Secondo la Commissione, a questo servirà l’iniziativa di finanza sostenibile, la cosiddetta tassonomia green, che guiderà gli investimenti privati verso la progetti sostenibili.
Per la Commissione per progredire in maniera più spedita e favorire la transizione nei prossimi trent’anni serviranno ingenti investimenti da parte dell’UE in progetti, risorse e infrastrutture intelligenti. Ad oggi però non è chiaro quanto ingenti saranno questi investimenti da parte della Commissione europea. Ieri, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione europea ha promesso che almeno il 37 per cento delle risorse del Recovery fund andranno destinate in azioni per il clima. In realtà nella sua proposta di modifica alla legge sul clima pubblicata oggi si fa riferimento al fatto che l’UE indirizzerà il 30 per cento di fondo di ripresa e bilancio a lungo termine in azioni per il clima.
Politiche europee integrate
“Non è qualcosa che facciamo per salvare il pianeta”, ha esordito il vicepresidente esecutivo Frans Timmermans illustrando in conferenza stampa i piani della Commissione per il 2030. “Il pianeta è perfettamente in grado di prendersi cura di se stesso. Si tratta di fornire un futuro all’umanità. Sulla creazione di un equilibrio tra l’ambiente e noi stessi, in modo da avere un futuro sostenibile”.
L’approccio alla riduzione delle emissioni andrà integrato in tutti i settori che direttamente hanno un impatto sulla loro diffusione. Innanzitutto quello energetico, uno dei comparti chiave per raggiungere l’obiettivo e in cui si prevede di ridurre le emissioni del 75 per cento entro il 2030. Poi gli edifici, che sono responsabili del 40 per cento delle emissioni totali dell’Unione e che dovranno subire una riduzione di almeno il 36 per cento entro quella data. I trasporti, altro settore chiave in cui è invece auspicabile un aumento dell’impiego di energie rinnovabili del 24 per cento.
Soprattutto nell’efficienza energetica degli edifici e nei trasporti, è fondamentale aumentare l’impiego delle energie rinnovabili, dell’elettrificazione e l’integrazione del sistema energetico che “guideranno il cambiamento in entrambi i settori”. In sostanza, per la Commissione europea l’attuale quadro politico dell’UE non consente di rispettare l’obiettivo del 2050 e gli impegni assunti nell’accordo di Parigi sul clima, ovvero la circoscrizione del riscaldamento globale sotto la soglia di 1,5 gradi.
Italia, addio al carbone nel 2025
Accanto alla sua proposta di nuovi obiettivi sul clima e alla sua valutazione d’impatto, la Commissione ha adottato oggi anche una valutazione dei piani nazionali per l’energia e il clima degli Stati membri per il periodo 2021-2030, secondo cui l’UE è sulla buona strada per “superare il suo attuale obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 di almeno il 40 per cento”, in particolare grazie ai progressi nella diffusione delle energie rinnovabili in tutta Europa. Per raggiungere il nuovo obiettivo del 55 per cento,bisognerà però colmare il gap in maniera più incisiva per quanto riguarda efficienza energetica e la quota di energie rinnovabili.
Secondo la valutazione dei piani nazionali, l’Europa sta complessivamente abbandonando il carbone molto prima di quanto ci si sarebbe aspettato, e questo dovrebbe avere un contributo positivo sulla riduzione di gas effetto serra e inquinamento atmosferico. Come evidente dal grafico sotto l’Italia ha pianificato il suo phase out dal carbone nel 2025 e viene menzionata insieme a Danimarca e Portogallo come gli unici tre Paesi ad aver effettuato un inventario completo dei sussidi ai combustibili fossili, che ancora rappresentano uno degli ostacoli maggiori sul cammino della transizione
Due Stati membri (Slovenia, Repubblica ceca) stanno ancora considerando l’eliminazione graduale del carbone, mentre quattro (Polonia, Romania, Bulgaria, Croazia) non hanno ancora pianificato alcuna eliminazione graduale. In quadro così delineato, si prevede che l’uso del carbone diminuirà del 70 per cento entro il 2030 rispetto al 2015, e l’elettricità rinnovabile rappresenterà il 60 per cento dell’elettricità prodotta nell’UE.